La verifica della magnitudine limite raggiunta in una foto amatoriale è un discorso un po' più complesso di quanto può sembrare a prima vista.
Bisogna capire infatti che il termine "magnitudine" stellare va riferito ad un sistema fotometrico, ed al proprio sistema di ripresa. Ovvero, esistono cataloghi che riportano le magnitudini in banda V, in banda R, ecc. (ed all'interno di una stessa banda fotometrica, differenti valori a seconda del catalogo di riferimento, da cui spesso i valori discordanti riportati sui software planetari in uso a noi astrofili), ed in nostro sistema di ripresa (telescopio+CCD) ha una sua risposta che può approssimare una determinata banda fotometrica (anche se non si usano filtri). Per esempio una ST8 ha una curva di sensibilità spostata verso la banda R, mentre una STL-11002 verso la banda V. A seconda del tipo di sensore in uso, si deve adottare di conseguenza il sistema fotometrico più adatto. Le stelle registrate sulla nostra immagine, a meno che non abbiano un indice di colore pari a 0 (perfettamente "bianche" come Vega), mostreranno perciò un'intensità (e quindi una "visibilità" sulla nostra immagine) che è una convoluzione della loro curva di emissione (banalizzando, il loro "colore") e della sensibilità spettrale del nostro chip.
fabio_bocci ha scritto:
sarebbe interessante trovare dei dati ufficiali controllati astrometricamente, e non desunti magari automaticamente da immagine scannerizzate.
Secondariamente i cataloghi astrometrici non è detto che siano buoni anche per la fotometria (calcolo della magnitudine delle stelle di campo). E' noto infatti che parecchi cataloghi di riferimento astrometrico molto diffusi (ad esempio GSC, USNO, ecc.) pur essendo abbastanza precisi ai fini dell'astrometria, non è detto che lo siano per la magnitudine delle stelle, presentando spesso deviazioni di diversi decimi, fino anche ad una magnitudine, rispetto ai valori effettivi misurati fotometricamente.
Quindi, se non teniamo conto dei fattori descritti sopra, si possono facilmente commettere degli errori nella stima della propria magnitudine limite di una grandezza, od anche più. Un approccio semplificato ma accettabile potrebbe essere:
1) determinare a quale sistema fotometrico di riferimento meglio si approssima la strumentazione in uso
2) cercare un catalogo (possibilmente fotometrico) che riporti le magnitudini degli oggetti nel campo di interesse nella banda di riferimento
3) verificare qual'è la stella più debole registrata sulla nostra immagine, e vedere qual'è il suo valore di catalogo in quella determinata banda
Un approccio piu rigoroso comporta la calibrazione fotometrica del proprio sistema di ripresa su un campo stellare di riferimento (per esempio le sequenze di Landolt), e poi riprendere un campo stellare ben calibrato fotometricamente (per esempio le sequenze di Henden, ecc.) che vada bello profondo fino ad arrivare alla magnitudine limite necessaria.