Pilolli ha scritto:
Quanto dici è vero Luca (scusa per il tu) ma la UAI non mi risulta che sia una associazione dedita al lucro e piena di soldi. Forse la passione non può giustificare tutto ma è proprio grazie alla passione (e non ai soldi) che la UAI funziona.
La scapestratezza non dovrebbe esistere in associazioni importanti: ma siamo sicuri che la UAI sia davvero così importante?
Noi astrofili siamo 4 gatti e forse la UAI si è prefissa degli obiettivi troppo grandi. Non si possono gestire delle biblioteche con una organizzazione così debole.
Ciononostante, l'operato della UAI è lodevole. Magari si può discutere sul metodo in quanto la divulgazione dovrebbe essere gestita in modo diverso, gli obiettivi essere semplificati ma perseguiti in modo più efficace, etc etc. Però resta il fatto che non ci si sta rivolgendo a un'azienda.
La persona che gestisce la biblioteca (e l'invio dei libri) controlla la corrispondenza una volta a settimana: trova decine di messaggi... legge e gestisce quelli che il suo tempo libero le consentono e poi molla gli altri fino a quando non riuscirà a occuparsene. Non è una questione di maleducazione: è un pesante limite strutturale. ma è meglio così o niente?
Ecche, ti devi scusare del tu?
Attenzione, io ho non ho mai affermato che le intenzioni della UAI non siano lodevoli, anzi...e ne capisco gli sforzi.
Ho solo riportato le uniche due occasioni nelle quali, subito dopo il mio primo recente tesseramento, ho cercato di interagire con essa attraverso i servizi che vengono offerti e pubblicizzati.
E sicuramente queste esperienze non invitano un "neo" ad una maggior partecipazione e quindi ad un rinnovo. PUNTO!
Tutto il resto sulla diversa tipologia di associato ecc. ecc. di Ugo, consentimi, ha il sapore un pochino retorico perchè è biologica e naturale, non una colpa, la diversa disponibilità, impegno od interesse diretto dei vari tesserati...il livello di partecipazione non deve precludere la critica costruttiva e la denuncia dei disservizi.
E' meglio un disservizio o niente? Io sono solito pensare che sia meglio fare un passo alla volta e non troppo più lungo della gamba...altrimenti è meglio niente: si offre meno ma non si corre il rischio di creare quel senso di non-appartenenza che è fondamentale per un'associazione.