daniela ha scritto:
Vicchio ha scritto:
Quella dell'andare a cercarsi il cromatismo fuori dal fuoco mi sembra una pratica pretestuosamente micragnosa
beh non e' che uno "va a cercarsi" il cromatismo fuori fuoco ma semplicemente esamina come lo strumento lavora fuori fuoco per capire meglio, esattamente come uno si fa fare (a volte) delle radiografie non perche' e' interessato all'estetica di quello che normalmente non si vede, ma per ragioni estremamente pragmatiche di funzionamento (che poi a lungo termine rischierebbero di compromettere pure l'estetica visibile, se proprio insisti

)...
Sacrosanto...
Utilizzare l'ispezione a-fuoco/fuori-fuoco per pratiche onanistico-trascendentali è privo di senso, quanto è invece fondamentale per capire come l'obiettivo funziona.
In più, di nuovo (perché se n'è già parlato da qualche parte) attenzione a focalizzarci (!

) indiscriminatamente sulla mera correzione cromatica (sia a fuoco che fuori), che non significa "correzione dell'obiettivo" tout-court e costituisce solo uno (e non necessariamente il più importante) dei criteri di valutazione — oltre ad essere né il più univoco, né il più immediato — e che è stato e continua ad essere uno degli artifici di marketing che hanno spinto sulla cresta dell'onda (e purtroppo non necessariamente a ragione) determinate configurazioni ottiche rispetto ad altre.
Alcuni casi esemplificativi.
Prendiamo due Newton. Hanno colore a fuoco e fuori fuoco? No.
Vuol dire che sono corretti? No, non significa niente. Vuol dire solo che non sono strumenti a rifrazione. Per sapere come vanno (l'uno nei confronti dell'altro e nei confronti di altri tipi di strumenti) bisogna esaminare il livello di correzione dell'aberrazione sferica, di rugosità della superfice, di accuratezza del trattamento riflettente, etc. etc. etc., tutte cose che non hanno niente a che fare col colore...
Prendiamo un altro Newton. Ha colore a fuoco? No. Fuori fuoco? Sì.
Ma come? E che è un rifrattore? E per di più (poveramente) acromatico? No. Forse il colore che vediamo è determinato dall'oculare, che perfettamente acromatico non è (visto che non esiste niente di perfetto su questa terra). Forse è determinato dal nostro occhio, che perfettamente acromatico non è (anche se il cervello lavora in modo da farcelo credere nella vita di tutti i giorni - ma un occhio adattato allo star test non ha fatto parte dei vantaggi evolutivi dell'homo sapiens sapiens nell'ultimo milione di anni). Forse è determinato dalla rifrazione atmosferica della sorgente luminosa che stiamo osservando... Tanti forse (e ce ne sono altri) che determinano colore... su un riflettore puro... ma che continuano a non dirci nulla sull'accuratezza di tale strumento.
Prendiamo uno Schmidt-Cassegrain e un Maksutov (una delle tante varianti). Hanno colore a fuoco? Mmmm, un pelino. E fuori fuoco? Sì.
E allora? Idem che per il Newton sopra. Poi la lastra e il menisco (semplice o doppio). E l'eventuale correttore di campo. Che una discreta aberrazione residua per loro natura la introducono (soprattutto fuori fuoco). Ma va bene? Va male? Boh. La risposta è altrove.
Prendiamo un tripletto apo fpl-53 4" f/6, un tripletto fluorite CaF2 4" f/6 e un doppietto acromatico BK7/F2 4" f/18. Osserviamo a fuoco. Colore? No. O, meglio, Oddio, forse l'acromatico ha una puntina più calda. Osserviamo fuori fuoco. Oddio, ma com'è possibile: i due apo hanno una leggerissima punta di tinta blu... e l'acromatico no! Ma allora mi hanno truffato. Questi non sono *veri apo*. Ma come è possibile se costano cinque volte più dell'altro? E quel doppietto? Ma che gli hanno tolto le lenti e ci hanno messo gli specchi dentro...?! Quel colore residuo, piuttosto, ci potrebbe dire che gli oculari utilizzati non sono ottimizzati per un cono di luce f/6... Come pure che il doppietto potrebbe p.e. avere un'ottimizzazione planetaria Cde invece che CeF, per cui la curva del defocus è estremamente brutale nella porzione blu dello spettro (che qui interessa meno) e di conseguenza lascia andare (sparpagliandola e rendendola virtualmente invisibile) una minima parte della radiazione che invece i due apo tentano di portare il più possibile al punto di fuoco (con la conseguenza, appunto, di renderla visibile)...
Tutta questa analisi del colore a fuoco e fuori fuoco, di nuovo, ci parla solo di quali caratteristiche hanno gli strumenti, non di come vanno. Per valutare il rendimento di un obiettivo, qualunque siano le sue caratteristiche costruttive, si dovrebbe guardare anche ad altro.
Un Newton con lo specchio lambda/2 rms 8, rugoso e col bordo ribattuto offre la stessa correzione cromatica di uno lambda/16 rms 40 immacolato e superlucidato. Ma un'immagine enormemente meno incisa.
Un doppietto "apo" lambda/2 rms 8 potrebbe offrire — sia a fuoco che fuori fuoco — un minor colore spurio di, p.e.. un doppietto "acro" lambda/8 rms 30. Ma un'immagine visibilmente meno risolta e assai meno contrastata.
Quello che conta, in qualunque obiettivo, è la capacità di focalizzare il più perfettamente possibile. Il che comporta la correzione di una lista di aberrazioni lunga tanto così di cui la cromatica, di nuovo, non è davvero la più importante. Eliminati tutti i fattori esterni all'obiettivo — e bisogna lavorare tanto per farlo — Il colore residuo dice solo che una certa correzione non viene raggiunta *allo stesso tempo* in parti distanti dello spettro. Ma non mi dice quale correzione.
Come è facile capire — e come è (stata) pratica normale in fotografia e video (sia analogica che digitale) — per ottenere risultati di qualità è preferibile filtrare perfettamente alcune frequenze alla volta, sapendo che lo strumento le trasmetterà in alta fedeltà, e poi fonderle di nuovo per restituire un'immagine finale, piuttosto che tentare di trattare tutto contemporaneamente. Che ovviamente si può fare. Ma ovviamente non con la stessa precisione. I filtri e i processi di tricromia ci dicono appunto questo (come i crossover e i diffusori a più vie confermano in campi similari).
Quindi, insomma, ovvio che si osserva a fuoco. Ma, per la natura ondulatoria della luce, il fuori fuoco contribuisce alla formazione dell'immagine a fuoco e non andrebbe quindi ignorato. E va bene preoccuparsi della correzione cromatica. Ma limitarsi a quella è simile a scegliere un'auto sulla sola base del rumore che fa il motore. Che qualcosa la dirà pure (se per esempio suona sgangherato), ma tutto davvero no...
In ispezione visuale, un (p.e.) Nikon 500/8 Maksutov può fors'anche presentare minor colore nel disco di airy sia a fuoco che fuori fuoco rispetto ad un Nikon 500/4 (diaframmato sia a f/4 che a f/8 ). Ma le foto (terrestri, della luna, di un campo stellare, etc.) restituite dai due strumenti sono molto ma molto ma molto differenti...
Come sempre, "caveat emptor"...
