Buongiorno a tutti/e
Una pausa caffè per condividere un po' di squisita esperienza astronomica con un sapore d'altri tempi...
Ieri sera (stanotte, direbbero molti, ma non gli astrofili...

) aspettavo una comunicazione da NYC... e aspetta aspetta aspetta, ad un certo punto mi rendo conto che s'è fatta l'una... e che quello schifo di tempo che c'è stato a Roma tutto il giorno (tutto il mese, direi) è stato spazzato via dal vento... e adesso il cielo è tutto terso... una turbolenza da paura, ma amen...
M'incappotto e mi sciarpo e vagolo su in terrazzo... Il cielo comincia a parlare d'Inverno... Ad est c'è qualcosa di rosso pallido molto brillante che non dovrebbe esserci, ma per fortuna c'è...

Luce bella ferma mentre tutto il resto è uno scintillio da albero di natale... Ma stasera sono salito per altro...
L'inquinamento luminoso è quello schifo che sappiamo (M42 è *totalmente* invisibile) ma, insomma, su allo zenit ancora qualcosa si vede... e finalmente lo vedo questo batuffoletto accanto a Mirfak... Finalmente perché, appunto, sono giorni e giorni e giorni che il cielo fa schifo... e cominciavo a temere che non ce l'avrei mai fatta...
Che faccio, che non faccio, la butto sulla pigrizia pura... Riscendo e metto il Lens Scope Converter dietro al 135/2 Nikon... Da vergognarsi, penso tra me. Ma sono davvero stanco. Torno su, metto a fuoco... Azzz, anche un semplice monocolo 13x75 (quello che appunto diventa il 135/2 coll'LSC) offre una visione di tutto rispetto... Mi dico che un momento del genere merita altro...
Scendo di nuovo... osservo tutti gli strumenti e decido che sarà una sera un po' speciale... un sapore dimenticato...
Di tutti gli strumenti scelgo uno dei Telementor che ho appena finito di pulire e a cui ho finalmente adattato una torretta rotativa che mi è arrivata in condizioni pietose e adesso sembra appena uscita dal negozio. Ci avvito sopra un Huygens da 40 e infilo negli altri buchi un Huygens 25mm e un Ortoscopico 16mm. Treppiede di legno da campo primi anni '70 (o primi '60, per quanto ne so) coi suoi bei tiranti in cuoio... Regolo la T-Mount in altazimutale... Abbraccio il tutto e me lo porto su...
Colpetto di piede a destra e sinistra (i treppiedi da campo stile teodolite si regolano "a budella"). La bolla dice che non sono, appunto, perfettamente in bolla. Amen. Vado su in verticale. Traguardo attraverso i due fori che stanno lungo il tubo del Telementor e, alla faccia di tutti i GoTo, in dieci secondi ho la cometa in campo. La sistemo un po' di lato, in modo da avere anche Mirfak in campo. L'Huygens 40, lui, non lo sa cosa vuol dire avere 90 gradi di campo apparente... ma col field stop a 43mm, e totalmente ignaro che esistano oculari che hanno più delle sue due lenti, si piazza tranquillo dietro ad un f/14 e restituisce 20x con 2.6 gradi di campo reale e stelle puntiformi fino ai bordi. Cometa 1/3 di campo a destra e Mirfak 1/3 di campo a sinistra... Uno spettacolo... La cometa mostra evidentissima l'eccentricità e il nucleo... insomma, i 63mm di questo doppietto lavorano bene assai...
Appena il sistema Holmes/Mirfak accenna ad uscire dal campo, senza staccare l'occhio dall'oculare tiro fuori una mano dalla tasca e l'allungo sulla montatura. Qui mi rendo di nuovo conto della differenza tra chi fa astronomia e chi fa marketing... La vecchia T-mount classe 1960-70 mi dice subito al tatto se sto toccando una manopola di sblocco degli assi (4 punte) oppure una di regolazione micrometrica (8 punte)... Ripenso al "genio" ignoto che un giorno decise che queste manopole erano troppo "serie", troppo da strumento bellico, e allora decise, per la versione 1980-90, di trasformarle... tutte e due belle rotonde (look più "morbido", più sexy) e poi quella di sblocco dipinta di un bel rosso ("pericolo") e quella di regolazione di un bel bianco ("vai tranquillo")... Mi viene da pensare se questo idiota avesse mai provato ad usarla sul serio, al buio, la montatura, invece di rimirarla sotto i riflettori degli show-room Zeiss...!
Comunque, le viti di regolazione fanno il loro dovere senza incertezza, senza un rumore... e il sistema Holmes/Mirfak rivà al centro del campo, una, due, tre volte... Non uno scarto, non una vibrazione, un ronzio, un cavo, nulla... La montatura non esiste, lo strumento neanche... sto guardando una cometa come se guardassi fuori dalla finestra...
Bene, dico, e ora...?!?! Rimango altri cinque minuti... Ma sto messo in una posizione un po' bastarda... Poco male: afferro la montatura, colpetto di piede al treppiede e me ne vado dalla parte opposta del terrazzo...
Il grappoletto di M45 è troppo invitante... Altri quindici secondi ed entra in campo... il vecchio 40mm lo abbraccia tutto... Di nebulosità in pieno centro di Roma manco a parlarne, ma le Pleiadi stanno tutte lì, belle puntiformi fino ai bordi...
Orione ora... sblocco due assi e in trenta secondi va in campo anche M42 che, ad occhio nudo è totalmente invisibile e al telescopio... pressoché... troppo bassa, troppo immersa nelle luci della città... che peccato... penso a come si vede a Refractorland... qui è la pallida epifania di se stessa... Amen...
E infine ritorno alla luce rossa e ferma... ooop, va in campo pure lei... qui però il 40-H fa solo da cercatore... clicco sulla torretta e il 25-H mi conferma che c'è un dischetto... allora vado sul 16-O... 53x... certo non la chiamerei alta risoluzione... purtroppo non ho con me altri oculari... allora faccio con quello che ho...
Seguo per alcuni minuti... la turbolenza è davvero forte... ma a tratti si intuiscono Utopia e la Syrtis... Intanto la T-Mount risponde tranquilla, senza incertezze, dall'alto della veneranda età... Quando serve c'è; quando osservo scompare. Come quel telescopio e quegli oculari che appartengono ad un'epoca di astronomia senza frizzi e lazzi... strumenti puri e duri: due lenti davanti, due o quattro dietro; un asse orizzontale, uno verticale e tre punte a terra che scaricano le vibrazioni. Bianco, nero, grigio, non per come appare, ma per come serve. E poi legno, alluminio e acciaio, messi proprio lì dove svolgono la loro funzione al meglio...
Alzo la testa e do a Marte un appuntamento a breve. Sblocco gli assi, mando il tubo in verticale. Richiudo il treppiede con due colpi di piede, mi metto il tutto sulle spalle e due minuti dopo sono a casa. Riallargo il treppiede e lascio lo strumento aperto in un angolo del salone. Mi siedo sul divano e me lo guardo. Sta sempre lì, da decenni. Sempre pronto — per me ora come lo era stato per altri — a fare ciò per cui è stato progettato: far osservare. Servo fedele sotto il cielo, sempre pronto a spalancare la finestra quando serve. E a scomparire silenzioso quando non c'è più bisogno di lui.
Questo servo fedele — questo Mentore, come era stato appunto chiamato fin dall'inizio — risvegliato nella notte senza alcun preavviso e senza farmi pesare la sua veneranda età, mi ha messo prontamente a disposizione la sua scarna, spoglia, impressionante efficacia per regalarmi uno dei più bei quarti d'ora astronomici della mia vita.
E la Holmes ci ha messo del suo.
Kudos...!