Ovviamente Franco Pacini era ben di più di un viso bonario, del nonno ideale, della persona tranquilla e rassicurante.
Sui giornali molti hanno scritto (in verità, copiandosi l'un l'altro, o forse semplicemente copiando pari pari il dispaccio Ansa e poi tanti saluti al giornalismo) che si trattava del "papà delle pulsar", ovviamente evitando accuratamente di dire il motivo.
E' noto che le pulsar sono state scoperte nel 1967 dalla allora giovanissima dottoranda Jocelyn Bell. Non scendiamo qui nei particolari della tenacia della giovane irlandese che, incuriosita da una "gobbetta" (parola sua, a meno di traduzione) trovata in un tracciato radioastronomico, aveva studiato quell'oggetto (che aveva tra l'altro la caratteristica di sparire per giorni e giorni, allorquando lei aumentava la risoluzione temporale delle scansioni per studiarla in dettaglio... per poi magari ricomparire se una sera lei era a cena fuori!). Una serie di osservazioni aveva evidenziato che quel misterioso oggetto aveva due caratteristiche: 1) era sorgente extraterrestre; 2) aveva una regolarità sconcertante, al punto da sembrare una sorgente artificiale. Per questi motivi era stato battezzato provvisoriamente LGM1 (little green man 1); l'idea che potesse essere una sorgente artificiale era comunque caduta ben presto, cioè quando è stato scoperto LGM2, sorgente troppo simile a LGM1 ma troppo distante da esso per poter essere qualcosa di artificiale analogo.
Pochi mesi prima, un giovane studioso italiano aveva pubblicato un articolo su un suo modello di stella di neutroni quale rotatore obliquo con dipolo magnetico, in grado di convertire l’energia rotazionale in radiazione elettromagnetica. Le stelle di neutroni erano allora oggetti ipotetici; è ben vero che la loro esistenza era predetta sulla base di considerazioni molto ragionevoli (le prime idee su ciò risalgono al 1933), ma nessuno aveva idea di come rivelarle e riconoscerle come tali. Quel giovane studioso aveva provato a dare risposta a quella domanda, fornendo indicazioni sul tipo di radiazione che poteva essere emessa da tali oggetti. Quel giovane studioso era Franco Pacini.
E' stato poi Thomas Gold a riconoscere che, sulla base del modello di Pacini, molto verosimilmente LGM1 e LGM2 erano delle stelle di neutroni. Lo stesso Gold ha perfezionato il modello di Pacini, fornendo ulteriori previsioni teoriche che poi sono state confermate dalle osservazioni.
Ed ora, la questione Nobel. In effetti, la scoperta delle pulsar ha portato ad un Nobel. Ma a chi? Uno potrebbe pensare a chi aveva davvero scoperto, osservativamente (la Bell) e con le previsioni teoriche (prima idea Pacini, riconoscimento e ulteriori sviluppi Gold)… …. ebbene, nulla di tutto ciò! Il Nobel, nel 1974, è andato ad Anthony Hewish, il capo della Bell! E’ vero che Hewish aveva ricevuto il Nobel anche per il suo ruolo nello sviluppo della radioastronomia (non a caso l’aveva vinto insieme a Martin Ryle; dei due comunque era Ryle ad aver fatto il lavoro maggiore), ma dire esplicitamente che il premio era anche per la scoperta delle pulsar, senza neppur menzionare la Bell, pare non una grande operazioni. Ci sono state infatti molte polemiche per la cosa. C’è il fatto che il premio svedese può essere assegnato a una, due o a tre persone (con varie combinazioni di importanza). Mi rifiuto di pensare che nessuno abbia pensato al trio Ryle-Hewish-Bell. Forse, qualcuno si è posto il problema che così facendo venivano esclusi i due teorici, e così hanno escluso in toto il trio che ha scoperto e interpretato. Una soluzione avrebbe potuto essere dare un premio al duo Hewish-Ryle per la radioastronomia, e poi premiare il trio Bell-Pacini-Gold un anno successivo (o precedente). Tuttavia, “i posti son pochi e i candidati tanti”, l’astrofisica non può aver Nobel tutti gli anni (in media uno o due ogni 10 anni), e così han premiato per le pulsar solo il capo, in perfetto stile accademico. La polemica è poi stata tale che pare ne sia uscita la solenne promessa che mai più, se una coppia studente-prof avesse fatto una scoperta, il Nobel sarebbe andato solo al prof.
Di fronte alla perdita di un grande scienziato c’è una cosa che subito viene alla mente: la speranza e l'augurio che ci sia qualche ragazzo/a che, affascinato da figure come Franco Pacini, scelga di seguirne le orme.
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