Alessandro76 ha scritto:
Se parliamo di apocromatico, possiamo citare la definizione del compianto Thomas Back. Uno strumento corretto entro tre lunghezze d'onda per l'aberrazione cromatica e due per quella sferica. Non è che sia tanto facile raggiungere questo risultato. Diciamo che esistono bei strumento che apocromatici non lo sono, ma sono validi lo stesso e danno belle visioni. Dipende ciò che ci si prefigge.
Se per questo, usando la definizione originale di Abbe, praticamente nessun rifrattore sarebbe apocromatico, in ogni caso qui il prefosso APO è meramenre "commerciale" quindi è del tutto superfluo discuterne.
Alessandro76 ha scritto:
Lavorare un tripletto significa lavorare sei superfici e lucidarle. Non è affatto facile, sopratutto una lucidatura fatta bene incide sul risultato finale e sui costi. Sono caratteristiche costruttive i cui costi non abbatti con economie di scala:se voglio fare uno strumento ben fatto e aumento di dieci volte le vendite, devo assumere altri ottici che sappiano rifinire e controllare le lenti.
Non sono daccordo, le attuali macchine di lavorazione otticha sono di precisione altissima, questi "apo" cinesi hanno solo una lucidatura di base, niente a che vedere con "superlucidature" e simili dei vari TEC Taka e compagnia, quindi l'economia di scala c'è eccome visto che con tale metodologia risparmiano ore/macchina e tecnici che fanno controlli inter-lavorazione ogni 10 minuti, ma solo il tecnico di controllo macchina.
Alessandro76 ha scritto:
Quello che voglio dire è che se vendi uno strumento del genere, lo definisci "apo", ne lodi le capacità, minimo mi aspetto che sia corretto entro i limiti di difrazione. Se mi dai uno strumento che ha uno strehl policromarico di 0,6...insomma.
Parti da presupposti che i cinesi nemmeno sanno che esistono, il problema dello strehl a 0,6 non deriva ne dal progetto ne dalla lavorazione, ma dall'assemblaggio, sempre parlando di economie di scala, i tecnici che assemblano sti cosi vanno pagati e più perdono ore per i controlli qualità e più costano, quindi (sempre per le economie di scala) preferiscono che il "controllo qualità" lo faccia il cliente o il distributore (che non gli costa nulla) tranne che la rispedizione (per sostituzione, mica per riparazione) che per inciso costa meno del dipendente per il controllo di produzione.
Per inciso l'assemblaggio interviene sulla correzione ottica molto più della lavorazione, ricordo il test fatto su di un tripletto Lomo 80 f/6 da parte della rivista Ciel et Espace, venne fuori uno strehl di 0,86 da "storto" (era fuori collimazione), ripetuto il test (stesso tripletto) dopo essere stato messo a posto, risultato strehl 0,996.
Test fatto non da un rohr qualsiasi con interferometro da cantina, ma da Guillaume Blanchard della Liégeoise Amos.
Alessandro76 ha scritto:
Sul forum Tec ogni tanto c'è qualcuno che vorrebbe cambiare il suo 160 per il 180 o è indeciso su quale dei due scegliere.
20 mm di differenza si vedono benissimo, non solo sulla risoluzione, ma sul contrasto, sulla saturazione dei colori e sulla comodità d'immagine (a parità d'ingrandimento una P.U. un po maggiore).
mario de caro ha scritto:
Vorrei dirimere un dubbio che ho: la pupilla di uscita
Leggo spesso di questo parametro in rapporto alla comodità di osservazione: sembra che una pupilla di uscita sotto al millimetro dia molti problemi dell'osservazione ad alti ingrandimenti....
A me non risulta , forse perché uso la torretta?
Non lo so, ma per la mia esperienza osservativa, la dimensione della P.U. è fondamentale, meno miodesopsie che girano, maggior facilità di posizionamento dell'occhio, maggiore luminosità generale, colori più saturi e generalmente maggior contrasto e soprattutto immagine meno tremolante, infatti con una P.U. maggiore trovo consono un ingrandimento minore (rispetto al diametro dello strumento) a differenza che con trumenti di minor diametro, sempre rifacendomi al confronto che ho linkato qualche pagina fà, noterai che con i 20 cm (newton e C8) sono stato tra i 275 e i 280x (P.U. circa 0,7 mm) come ingrandimento utile (per vedere tutto quello che c'era da vedere in quella serata), mentre con i "piccoli" (76 e 80 mm) sono stato tra i 187 e i 192x (P.U. di circa 0,4 mm) per tirar fuori tutto il percepibile, inutile dire che l'osservazione di gran lunga più rilassante è stata quella con i "grandi" e P.U. intorno a 0,7 mm.