Questo mio vuole essere un invito a rivalutare alcuni strumenti che la moda del momento ha eclissato.
In un’era di febbre “apocromatica”, è doveroso segnalare che alcuni rifrattori semplicemente acromatici, riescono a fornire, se ben realizzati, prestazioni davvero DEGNE della loro apertura.
Se si escludono i classici doppietti da 4 pollici a f.10 che hanno fatto la fortuna commerciale di alcune ditte, specialmente giapponesi, il nostro mercato (e più ampiamente quello mondiale) ha snobbato nell'ultimo decennio i rifrattori di stampo classico.
Questo non significa che non ci siano esempi di ottiche ben realizzate e intubate, ma è vero che non sono state un gran ché pubblicizzate, né accolte dal pubblico.
Vuoi l'evoluzione degli apocromati o semiapocromatici, che tanto solleticano l'immaginario (e anche gli occhi) di molti appassionati che li hanno giustamente "sposati", vuoi alcune intrinseche limitazioni dovute ai maggiori ingombri e pesi (e quindi relative montature di sostegno) hanno decretato un certo disinteresse per questi strumenti in aperture superiori ai fatidici 4 pollici.
Non mi riferisco ai rifrattori di stampo cinese che affollano i listini di quasi tutti i rivenditori (quelli cioè aperti a f.6 o f.

- vedi i tanti 130-150mm di discreta fattura e prestazioni - ma principalmente ai rifrattori con rapporti di apertura classici (f.10 - f.12 o più).
Scrivo per dare, non più nei soliti post qua è là, un suggerimento generale a chi cerca qualcosa di valido in campo planetario senza spendere cifre importanti.
Un sito americano recita una frase che trovo giusta e che, tradotta, suona più o meno così: "i rifrattori apocromatici correggono molto bene il residuo di aberrazione, ma tutte le altre aberrazioni (geometriche) restano".. "o quasi" aggiungerei io, poiché molti APO top level le correggono davvero molto bene anche con focali spinte.
E' però indubbio che lavorare doppietti a f13 sia più facile che lavorarli a f7...
Anche sul concetto di apocromaticità vorrei fare una considerazione, non tanto su questo o quello strumento, ma in merito alla logica con cui molti strumenti vengono proposti.
Le sigle che vengono usate per designare questa o quella ottica sono di molti tipi e non dicono quasi mai molto. Tutti sappiamo che ci sono APO e apo... e che il semplice vedere "ED" "SD" "APO" "SEMI-APO" e varie è una indicazione qualitativa e non quantitativa.
A volte alcuni doppietti definiti acromatici sfoggiano correzione del cromatismo migliore di quella di certi ED o semiapo.
C'è un valore, che viene detto numero di Abbe (dall'omonimo) e che indica la dispersione luminosa intorno al punto di massimo fuoco. In realtà indica una caratteristica fisica del vetro ma diciamo che il risultato non è molto differente.
Alcuni produttori vendono per acromatici doppietti che hanno un valore di abbe uguale o superiore a certi ED... questo significa, fondamentalmente, che alcuni acromatici lavorano il cromatismo (lo contengono) meglio di certi ED. Bella scoperta!
Già..
Rientro nel post dopo questa divagazione introduttiva per raccontare dello strumento in questione: SOLVER 127mm f.9,5 circa.
Un doppietto acromatico di stampo classico, con una focale quasi standard (intorno a f10) e una qualità del vetro usato per produrre l'obiettivo di classe 5 (particolarmente privo di imperfezioni).
Tubo leggero in alluminio, diaframmi interni (3) ben distanziati, anneriti e dimensionati, focheggiatore di tipo cryford ben realizzato e sicuramente migliore dello standard presente in mercato (viene fornito anche con riduzione 1:8), paraluce fisso e cella (per il momento mi viene detto) non regolabile.
L'ottica è tendenzialmente priva sia di astigmatismo che di altre aberrazioni geometriche benché, nell'esemplare in mio possesso, si nota una lievissima tensione nella cella. Il difetto è comunque difficile da rilevare nella figura extra e intrafocale e, non modificando dimensione e forma del disco di airy al fuoco, non compromette le prestazioni gradevoli dello strumento.
L'aberrazionte cromatica è contenuta, paragonabile a quella di un buon doppietto 102 f.10 (quindi non sembra risentire della maggiore capacità di raccolta della luce garantita dall'ottica da quasi 13 cm.). Diaframmato a 10 cm. esibisce meno cromatismo di un rifrattore Vixen 102M preso a paragone, risultato oserei dire molto lusinghiero.
Le lenti non sono colorate, quindi il contenimento di aberrazione cromatica è "genuino".
I trattamenti antiriflesso sono di buona qualità e la trasmissione luminosa (qui vi do una valutazione a sentimento) è buona benché non paragonabile a quella che esibiscono i migliori trattamenti di certi strumenti top level (vedi takahashi e astrophysics per citare gli unici due di cui ho confronto nel diametro 13 cm circa).
La focale di 1220 mm. circa (non sono riuscito a determinarla con estrema precisione) è in compenso utilissima nel raggiungere ingrandimenti relativamente elevati con oculari non troppo spinti. Un 10mm offre già 125-126x circa (vedi tipo di diagonale usato) e un 5 mm., che considero un po' il limite massimo inferiore per gli oculari (ok, ci sono ottimi oculari da 3mm), offre il già ragguardevole potere di circa 250x ottenuti senza barlow e ancora tutti pienamente sfruttabili, sia su Luna che Saturno.
Il limite massimo su soggetti come Giove (ora non offre proprio il massimo delle condizioni osservative, quindi cercherò di essere più preciso tra qualche mese) è di circa 200x, potere che comunque raramente ho sfruttato con piena soddisfazione anche su ottiche di costo e diametro maggiore.
Ritengo che, nella visione del nostro satellite, non serva spingersi con questo strumento oltre i 250x. L'immagine non degenera fino a 350x, a dire il vero, ma i dettagli fondamentalmente non aumentano, quindi a 250 circa mi fermo.
Saturno paga un poco, ad alti ingrandimenti, la scarsa quantità di luce raccolta da "soli" 13 cm. (si potrebbe comunque dire la stessa cosa per Giove ma i minori poteri risentono meno della caduta di luminosità).
Ottimo, davvero OTTIMO il comportamento sulle stelle doppie. Sebbene abbia avuto immagini migliori con un vecchio 10 cm a f.15, devo ammettere che le immagini fornite dal SOLVER sono di ottimo livello.
Facile, in condizioni di seeing medio, scorgere il primo e unico anello di diffrazione, "disegnato", e altrettanto facile separare binarie a ridosso del potere risolutivo (che si attesta intorno al 1 d'arco), ma soprattutto facile sdoppiare binarie molto sbilanciate. Premetto che pur osservando molto i sistemi multipli non amo quelli eccessivamente stretti poiché richiedono, per essere apprezzati, una pazienza che non sempre ho e serate davvero fantastiche quanto rare.
Il diametro di 13 cm. è poi adattissimo agli osservatori di città, sovente alle prese con colonne d'aria, tetti, camini, e altro che rendono molte volte quasi inutili ottiche più grandi. Inoltre, 13 cm. sono più di 10 e tante volte la differenza (comunque non abissale) si fa sentire.
Infine il tubo è leggero e viene retto benissimo da una montatura della classe della eq5 e ancor meglio della eq6 (quindi comunque non montature peso piuma, ma ancora alla portata della stragrande maggioranza degli appassionati).
Il costo, infine.
Dotato di focheggiatore con riduttore a 1:8, anelli, cercatore di discreta qualità (8x50), si attesta a poco meno di 600 euro il che lo rende uno strumento davvero molto economico in relazione alle prestazioni.
Per fare un paragone prestazionale lo trovo migliore dei vari MAK cassegrain da 15 cm. (è stato paragonato dallo scrivente fianco fianco con un intes mk61 e un mak newton mn61 con ottiche in sitall e ventolina di stabilizzazione). Per massima onestà devo dire che il mak newton esibiva immagini lievemente più contrastate (per via della assoluta mancanza di aberrazione cromatica... in realtà un minimo di aberrazione la esibiva anche l'MN61 ma era davvero accademica e praticamente invisibile nell'uso visuale).
Inutile invece dire che l'ostruzione dei vari Mak Cassegrain da 15 cm. si fa sentire notevolmente in rapporto a un rifrattore da 1 pollice in meno e che le immagini sono sempre lievemente inferiori.
Nell'uso deep sky non posso dire in quanto lo strumento viene usato da me solo dalla città, ma posso asserire che un buon 13 cm. a lenti riesce a regalare appaganti visioni degli oggetti nebulari o delle galassie (nel limite della quantità di luce raccolta ovviamente) e che possono rivaleggiare con quelle di strumenti tipo S-C di 20 cm. circa. Tutt'altra musica invece su globulari e nepulose planetarie. In questo campo gli s-c da 8 pollici offrono MOLTO di più.
Saluti a tutti.
Paolo