Mauro io continuo a capire le tue argomentazioni, ma mi restano delle perplessità - la faccio breve perchè sennò gli altri muoiono di noia e sto pulendo la casa

1) io dubito molto della capacità/possibilità di programmare il futuro da parte delle società.
quelle che ci provano diventano per lo più troppo rigide e riescono a prevedere solo quello che conoscono, cioè il banale il prevedibile ( che non è detto che poi si avveri).
peccato però che le nostre capacità predittive siano bassine e di solito accada puntualmente l'imprevedibile ( per esempio l'importanza crescente dell'ingegneria genetica negli anni '50 era imprevedibile - così come lo sviluppo dei cristalli liquidi in fisica dei materiali).
per l'imprevedibile ( per inventarlo o per gestirlo/saperlo affrontare) ci vogliono i visionari ( Feynmann, che era un fisico, per tornare all'esempio delle nanotecnologie) - che sono quelli che non seguono le strade battute, indicate o del comune buon senso - la maggior parte finisce sotto i ponti lo sappiamo bene...ma qualcuno che si assuma il coraggio di rischiare ci vuole e io quello cerco di stimolare se ne vedo una goccia...
l'unione sovietica cercava di programmare il futuro in maniera astratta e onnicomprensiva: i risultati sono sotto gli occhi di tutti. la libia di gheddafi idem: ho una zia che avrebbe voluto fare ingegneria ( pensa un po') ma fu obbligata a studiare medicina perchè la libia aveva bisogno di medici... il risultato è che alla fine si laureò in medicina e adesso fa il medico. in italia

penso sarebbe stata miglior ingegnere che dermatologo ( ma se la cava benissimo).
2) la società esercita sempre una pressione selettiva ( involontaria: è una questione di grandi numeri e di masse critiche) nelle direzioni che le servono ... basta guardare al numero di informatici e di ingegneri che si sono formati negli ultimi anni.
la ragione è semplice. se c'è richiesta in un settore che si apre e apre possibilità di lavoro, be' la maggior parte delle persone sceglie non secondo le passioni ( che per lo più non ha), ma secondo le convenienze.
premiate dalla società con offerta di lavoro e buoni stipendi.
i punti indicati dall'unione europea ne sono un esempio: lì verranno destinati fondi quindi si creeranno possibilità di lavoro etc... lì più facilmente la gente rivolgerà le proprie attenzioni. questo però non vuole ancora dire nè che
a) non sia necessario investire anche altrove
b) che quei punti siano davvero quelli giusti ( il che rimanda al punto a)
che si investa meno, ma che si investa - e che si indirizzino le persone anche verso quei settori che sembrano meno direttamente promettenti ( le si incoraggi se hanno doti e/o motivazioni)
3) c'è poco lavoro per gli storici... non ci sono più storici che ingegneri - ci sono più storici motivati che ingegneri motivati tutto qui...

dato che la motivazione deve essere per lo più "interna" ...
credo che la libertà di scelta sia un bene non solo per l'individuo, ma per la società stessa, dato che gli individui liberi e creativi possono sviluppare strade nuove che vanno a beneficio di tutti - se ci si fa ingabbiare troppo da schemi predittivi e orientativi e non si cura anche la possibilità di allevare l'imprevediblie ( che spesso si nasconde sotto le mentite spoglie dell'inutile) si avvi la società verso una strada morta.
non voglio dire che non si debba programmare o cercare di farlo, ma solo che non bisogna essere troppo rigidi nell'interpretare le linee guida e le professionalità ( ci sono fisici che si occupano di cambiamento climatico e energie rinnovabili - priorità anche queste) e nemmeno credere che i grandi cambiamenti arrivino solo in una direzione e solo da una disciplina ( grandi cambiamenti di pensiero che riorientano tutta la società possono arrivare da qualsiasi direzione e per lo più riguardano interazioni complesse fra più discipline)
sulla capacità del'unione europea di fare previsioni poi, mah... nutro i miei dubbi - ma non pretendo di andare oltre un (ir)razionale pregiudizio

dici
"Si descrive, e si prospetta sempre quello che è stato fatto. In questo quadro è chiaro che uj giovane tenderà a "farsi paicere" quello che gli viene descritto. Ma ancora più stimolante dovrebbe essere quello che si può fare e che quasi nessuno è in grado di prospettare."
e questo lo sottoscrivo