Sagge parole quelle di Spok,
a parte il discorso del colore delle stelle che è, come dice Andrea, una delle eccezioni a cui mi riferivo prima.
Il discorso è un po' complesso ma provo a riassumerlo qui sperando di non scrivere troppe castronerie

.
La retina dell'occhio umano ha due tipologie di "rilevatori" (o "sensori" per fare un analogia con la tecnologia digitale

).
Ci sono i coni e i bastoncelli, di cui i primi ci consentono di osservare i colori e i dettagli sottili, però hanno una scarsa sensibilità e sono "attivati" solo da sorgenti luminose intense.
I bastoncelli invece non sono in grado di fornire una visione a colori ed inoltre non riescono a distinguere i particolari fini, però, per contro, sono straordinariamente sensibili.
Quando osserviamo al telescopio gli oggetti del cielo profondo, come le galassie o le nebulose diffuse, l'immagine che percepiamo non ha un'intensità luminosa tale da attivare i coni (
visione fotopica) per cui utilizziamo solo la
visione scotopica consentita dai bastoncelli, che è appunto in bianco e nero.
Nel caso delle stelle più luminose però, poiché la sorgente luminosa in questo caso è concentrata in un punto (a differenza di una nebulosa, in cui la relativa immagine è spalmata su un'area più grande), l'intensità luminosa può essere tale da attivare i coni.
Il fatto poi di osservare in un telescopio, che ha la funzione primaria di raccogliere la luce e focalizzarla nel piano focale concentrandola, aumenta la possibilità che i coni possano attivarsi.
E' per questo che aumentando il diametro del telescopio i colori delle stelle (e non solo) diventano via via più vividi.
E Albireo (beta cygni) è tra gli esempi più eclatanti, oltre ad essere un vero spettacolo, uno di quegli oggetti che se li punti durante un'osservazione pubblica spesso si merita qualche "ooohhhhhhh"

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Fabio
Cieli sereni
Fabio