Migliore per chi? Preciso subito: per me
Alcune settimane fa ho prenotato il mio nuovo telescopio, sulla scia di un paio di anni di esperienze e di considerazioni.
Sperando di fornire informazioni utili o interessanti, specie per chi si è posto le mie stesse domande o è alle prime armi, ho deciso di scrivere qualcosa a riguardo. Ho già dato la mia parola al costruttore e quindi non torno indietro, ma rimango ugualmente interessato anche a punti di vista diversi dal mio.
PREMESSA
Quando si insegue una passione, non è raro che essa sia accompagnata da un candido velo, molto romantico ma capace di nascondere la strada, facendo cadere rovinosamente i bei sogni. Così il nuovo telescopio, che dovrebbe far distinguere gli alieni grigi da quelli verdi, il colore degli angeli e altre amenità, può mostrare all’incauto un Giove nebbioso e sdoppiato; e di quelle coloratissime galassie, stampate nella confezione, manco l’ombra!
Non occorre necessariamente stabilire tutto a colpi di numeri e di libri, ma sarebbe da sciocchi fare l’opposto, ossia fuggire da ogni rappresentazione teorica di un problema.
È anche importante mantenere il contatto con quella realtà di cui la teoria è descrizione e previsione, ma non prescrizione!
Con tutte le parentele che potremmo trovare tra idee e realtà, le prime non sempre descrivono i fatti accuratamente, specie se confuse o figlie di tifoserie varie.
E neppure le teorie (intese come modelli veri della realtà) invecchiano sempre come tali: qualche umano pensiero è nato principe ed è morto rospo, al di là delle favole.
Penso anche che nessuno possegga una conoscenza scientifica in quanto ripete qualcosa a pappagallo, ma solo perchè la riconosce concettualmente come vera o funzionale nella realtà. Apprezzo chi espone ragionamenti o esperienze: la loro scientificità non dipende dall’aggiungervi il cartello: “Dichiarazioni Scientifiche”.
Ci sono poi cose non scientificamente dimostrate, eppur verissime, come ciò che ho fatto col gomito poco fa o l’emozione che ho provato ieri verso le 19:40:
la prima non ha alcun valore, alla seconda non avrei rinunciato in cambio di 5000 euro. C’è dunque una componente interiore, non irrazionale, ma comunque al di fuori della logica, che ci accompagna nella vita e ha grande importanza; tale fattore può essere presente quando usiamo i nostri strumenti e anche quando li scegliamo.
Esistono però anche irrazionalità vere e proprie, ovviamente.
E a volte ci sbagliamo pur conoscendo le giuste informazioni.
Ora, il punto è che, facendo piazza pulita da opinioni vaghe, illusioni o conoscenze presunte, possono rimanere non poche lacune per una scelta ponderata e razionale,
ma almeno si può tentare di stabilire che cosa si sa e che cosa non si sa: per quel che non si sa e che si suppone conosciuto da altri, occorrerebbe stabilire di chi fidarsi; meglio ancora approfondire di persona.
Per l’acquisto di un’auto, ricca di componenti elettromeccanici prodotti in serie e in gran numero, vi è assistenza diffusa e capillare, informazioni, garanzie precise ecc. , generalmente in misura superiore rispetto a prodotti di nicchia come i telescopi per hires, alcuni dei quali, con un paio di vetri e una meccanica limitata nelle componenti, costano quanto e più di un’automobile.
Siamo, noi astrofili, in un settore impegnativo e talvolta rischioso finanziariamente.
Ci si affida alla competenza dei costruttori e dei commercianti e alla loro onestà;
ma quando si sente parlare di specchi rifigurati, di lamierini che flettono a vista al peso del fuocheggiatore con oculare, di lavorazioni ottiche dichiarate L/10 che danno immagini mediocri, la fiducia si incrina.
Come orientarsi allora, in una selva di dati ed esperienze, a volte incoraggianti, a volte contraddittorie?
Potremmo iniziare col definire il telescopio come uno strumento ottico, non come un idolo né come strumento d’altro genere, anche se non mi sento di biasimare chi se lo cerca bello, grosso e colorato per mostrarlo a tutti liberamente, in questa società europea che non permette di mostrare altro indiscriminatamente
Battute a parte, si sceglie uno strumento in vista di uno scopo.
E tale scopo ha un ordine di priorità in mezzo ad altri interessi.
SCOPO DEL TELE
Il mio scopo principale è di vedere molti dettagli planetari.
Dopo lunghe sedute di riprese, spesso desidero fortemente togliere l’occhio elettronico e metterci il mio. Le mie immagini migliori non sono quelle che ho pubblicato, ma quelle che ho visto (meno dettagliate delle foto ma più emozionanti).
In sintesi voglio:
-A 60% Molti dettagli planetari in visuale.
-B 20% Fare riprese planetarie.
-C 20% Osservazioni deep.
DETTAGLI e CONTRASTO
Tutti vogliamo i dettagli, ma da casa mia sono difficili e in parte impossibili:
per i pianeti a causa di problematiche termiche ,
per il deep a causa delle luci del paese.
Quindi un primo punto fermo è che il tele dev’essere trasportabile nella mia macchina.
Un dettaglio è un elemento visto come separato da qualcos’altro (sfondo o altro elemento). Perché ci sia separazione occorrono differenze. Queste differenze sono di colore o di intensità luminosa. Un tele dovrebbe mantenere al più alto livello possibile l’entità di tali differenze. Il grado di differenza tra due elementi confinanti si chiama contrasto.
Ciò che un tele dovrebbe avere è quindi un buon contrasto:
lo si ottiene in funzione del diametro, della lavorazione ottica, dell’assialità degli elementi ottici garantita dalla meccanica, dell’adattamento termico ( inversamente proporzionale alle masse vetrose e dipendente dalla esposizione di queste alla possibilità di un rapido scambio di calore, dal loro spessore, ventole…)
Un tele apocromatico, di nome e di fatto, mantiene le differenze di colore e non ha ostruzioni né elementi di sostegno che causino diffrazione.
A parità di diametro e di lavorazione ottica è nettamente superiore a un riflettore.
A parità di spesa, si possono trovare riflettori e catadiottrici con diametri, e quindi dettagli, nettamente superiori.
ESPERIENZE e CONSIDERAZIONI
Confrontai il mio IM 715 (180mm) con uno SW Equinox 120 ED (120mm):
trovai migliore il catadiottrico anche in visuale.
Un apo da 150 mm sarebbe però irraggiungibile dal mio Intes, ma la trasportabilità peggiorerebbe e sarebbe necessario ben altro che una HEQ5.
I costi poi lieviterebbero in maniera per me inaccettabile.
A proposito della montatura citata, con vento neanche forte, i miei filmati di Giove a 6200mm danzano da paura! Se sfioro il cavo Gig E (o anche quello usb) idem!
Eppure le avevo dato una sistemata: tolto un gioco eccessivo di una vite senza fine, sistemati un paio di ingranaggi a una distanza più logica rispetto al frettoloso assemblaggio di fabbrica… Passiamo alla culatta dell’Intes Micro: vabbè che il Crayford cinese è pesantuccio, che ci aggiungo la Powermate, la ruota portafiltri e la camera e… se sfortunatamente Giove non si trova allo Zenit, mollando l’apparato di ripresa inserito, ecco che il pianeta sparisce alla vista. Ok, lo ritrovo… e se no sfuoco, alzo il gain e ne individuo la posizione ma…l’assialità ottica è ottimale? Non esattamente.
Almeno il menisco stava al suo posto?…Ehm neppure, l’ho aggiustato io.
Ma il primario sarà una favola?…Forse, soprattutto dopo che ho risistemato un anello di fissaggio e ho capito come si collima (non una passeggiata e il rivenditore non seppe dare indicazioni precise). Tutto questo è normale? Purtroppo pare di sì…
Se non altro da acquirente, principiante ma non sciocco, pensavo che lo sconto sul tele implicasse qualche problema, anche se non mi sento di accusare il gentilissimo rivenditore. Vale ciò che ho pagato e mi piace: immagini visuali gradevoli ai miei occhi e foto apprezzatissime da appassionati ben più esperti; l’ottica deve pur valere qualcosa. Ma il vero problema è l’acclimatamento: la ventolina d’inverno impiega diverse ore a fare il suo lavoro e in questi giorni estivi, dato che salgo di quota, almeno un’oretta ci vuole lo stesso.
Ricordo dei compagni d’osservazione, non appassionatissimi, che vedendo un Marte carino ma niente di più, mi dissero che usare un tele per un’immagine così piccola richiede grande passione. Il freddo era pungente e dovettero andare via. Rimasi solo fino a notte fonda: Marte dopo un paio d’ore sembrava visto attraverso un altro strumento! Fantastico, dettagliato! Per dire quanto conta l’acclimatamento!
Qualcuno potrebbe dire che sto sputando sul piatto dove ho mangiato. No, semmai sul piatto che ho pagato. Se si vogliono fare scelte serie bisogna essere disposti a valutare anche i limiti di scelte vecchie. E adesso chi se lo compra il mio tele?! Vabbè dai, non è questo il punto. Bisogna però dire le cose come stanno: con pochi soldi non si ottiene un tele spettacolare. Sarebbe auspicabile che anche al neofita si chiarisca cosa ha davanti e cosa può ottenere: al di là del luccicchio delle mie immagini, c’è dietro un gran lavoro, che nel mondo dell’astrofilia può sembrare la norma, ma che tanto normale forse non è.
L’informazione è fondamentale.
Ho avuto la tentazione di salire di diametro con un C11, ma vedendo che alcuni dovettero rifigurare il secondario e che altri ebbero problemi con la stessa casa, ho temuto di infilarmi in situazioni ben peggiori della mia. Il C14 mi pare costosetto, ma gode di migliore reputazione e di alcuni risultati notevoli nell’imaging.
L’ostruzione, il peso, i problemi termici, la necessità di una montatura forse superiore alla EQ6, l’esigenza di trasportabilità, il dubbio su quanto sia sfruttabile rispetto a tele più piccoli in condizioni di seeing non ottimali, le informazioni sulla meccanica non sufficienti, il costo, il timore di non ottenere un esemplare al livello di quello di Peach, mi hanno fatto abbandonare l’idea.
Su un’equatoriale io ci metterei un Cassegrain e cercando cercando ho scoperto i prodotti Northek: una realtà più unica che rara, a giudicare dai prodotti descritti, con tolleranze costruttive molto stringenti e, per quanto posso valutare, ben progettati.
Siamo a livelli di eccellenza, che giustamente si paga.
Tra il C14 e un 250 mm Northek andrei dritto su quest’ultimo, non con l’idea di avere maggior risoluzione, ma con ben superiori garanzie di qualità meccanica e ottica, in un prodotto più sfruttabile sul piano termico e forse anche quando il seeing non è molto buono.
Certo la solidità e la precisione meccanica hanno un peso e richiedono una montatura decente, i costi salgono e superano le mie attuali intenzioni di spesa. Almeno per ora questa possibilità rimane in un cantuccio…
L’OSTRUZIONE
Pare che, sottraendola al diametro dello strumento, fornisca un’idea della resa equivalente di un riflettore (o catadiottrico) rispetto a un rifrattore:
perciò il tele di 250mm, ostruito per 50mm, equivarrebbe a un ipotetico rifrattore da 200. Forse vale anche qualcosa in meno, ma sarebbe assai più facilmente trasportabile. Si ammette quindi che l’ostruzione nuoce.
Una volta però ho trovato un’immagine test realizzata da un appassionato, che affermava che maggiore è l’ostruzione e migliore è il dettaglio minuto, ma il mio inglese è scarso, quindi forse ho capito male, perché quanto realizzato con il 60 % di ostruzione era sì più sottile, ma alquanto illeggibile rispetto a quanto ripreso con un’ostruzione minore (si trattava di una scritta). Mi pare però che nemmeno la Takahashi abbia capito questa faccenda, dato che non piazza un cerchietto opaco al centro della lente frontale dei suoi apo per migliorarne le prestazioni.
Preferisco un’ostruzione ridotta. Schema ottico a bassa ostruzione, economico ma di qualità? Newton.
In una classica montatura equatoriale ? No grazie! Non voglio togliere il lavoro ai contorsionisti!
DOBSON
Allora feci ricerche sui Dobson, con qualche infatuazione per alcune soluzioni originali costruttive, ad es. per la collimazione …salvo cancellare i propositi di fronte ad evidenti pecche meccaniche.
Mi interessavano gli Orion Optics inglesi, ad esempio, ma i tubi sottili non mi ispiravano e qualche test sulle ottiche non è risultato ottimale.
NEWTON DI ALTA QUALITÀ
Da oltre un anno spulcio frequentemente in forum americani, che si occupano maggiormente di Dobson rispetto a noi finchè, al nome di Zambuto, non mi si è accesa una lampadina: lui dice che dopo il diametro il contrasto è tutto e a quanto spiega dei suoi criteri per realizzare un’ottima ottica non posso opporre alcuna obiezione. Non conosco nessun altro che dia tanto peso al contrasto e alla liscezza delle ottiche, salvo forse Royce e Kennedy…
Dalle nostre parti si parla principalmente di frazioni di lambda e di diametri.
Quando si accenna ad ottiche diffraction limited si potrebbe ritenere che basti una lavorazione L/4 per avere il massimo. L/8 sarebbe preferibile, ma se il contrasto dell’ottica è carente, il tele non risulterà diffraction limited.
Zambuto garantisce un bordo lavorato a regola d’arte e una lucidatura lenta e raffinatissima.
La reputazione di cui gode è leggendaria e meritatissima, come dicono i suoi clienti e come confermano molte prove e test.
Fa specchi sottili, tipo 12,5” con spessore a un decimo del diametro, quindi ad acclimatamento relativamente rapido. Urge una struttura ben fatta per sostenerlo senza flessioni.
QUALE STRUTTURA?
Una struttura a tubi, smontabile, leggera e rigida quanto più possibile, con cella ben progettata; se con cinghia, che sia ben centrata. Collimazione semplice e stabile. Meglio se con la possibilità di raggiungere il fuoco anche con torrette bino.
Dobson sì, ma niente monobarra o simili! È vero che ciò che non c’è non crea problemi. Ma io dico che ciò che non c’è non può aiutare!
SOSTEGNI DEL SECONDARIO
C’è chi mette una sola grossa razza con tiranti, chi mette quattro bracci curvi (ma non sono più lunghi e quindi più ingombranti di quelli dritti?)
e chi un unico braccio curvo (reggerà?)
Preferisco la classica croce.
Trovai un costruttore, molto convincente nelle sue realizzazioni, che godono di grande consenso e sono apprezzatissime per la rigidità anche al di sopra degli Obsession e Starmaster. Ecco il mio futuro mostro:
http://www.starstructure.com/starstructure3_007.htmhttp://www.starstructure.com/starstructure3_017.htmFUOCHEGGIATORE
Con riduttore.
DIAMETRO
Indeciso fino all’ultimo tra 12,5” F5 con spessore 31,7mm e 15” F4,8 con spessore 34,7 mm, in mancanza di prova diretta, considerate le spese di spedizione, di dogana ecc. , visto il rischio di questa operazione a distanza in cui finirò per spendere il triplo o più rispetto a un Dob economico, mi fermo al piccolo.
Magari avrei potuto prendere un 16” economico allo stesso prezzo, verissimo… ma ne voglio uno buono che non mi faccia dannare in ritocchi meccanici e in aggiustamenti continui alla collimazione.
Diversi resoconti qualificano questi specchi come costantemente superiori a prodotti economici, talvolta anche di diametro maggiore, non solo sul planetario, dove rivaleggiano con apo costosissimi, di 150, 160 cm, superandoli nei dettagli.
ALLUMINATURA
Ho chiesto a Zammit (il titolare di “Starstructure”) se fosse possibile scegliere il tipo di alluminatura e cosa pensasse della Spectrum coating, ma in maniera decisa mi ha spiegato che Zambuto si serve con fiducia di Nova Optical (alluminio per spessore L/6, SiO2 per spessore L2/6, totale L/2) e non avrei potuto scegliere.
E PER LE RIPRESE?
Se mi dovesse venire una gran voglia di riprendere, potrei puntare a una piattaforma equatoriale Osipowski (non ricordo come si scrive ).
Farei di meglio dell’attuale HEQ5 col Mak.
In visuale quasi certamente si va oltre il C14” e con minor spesa.
Nell’imaging il catadiottrico potrebbe avere pane per i suoi denti, con l’aggiunta di una più semplice trasportabilità e gestibilità termica.
Se volessi consigliare un tele relativamente poco costoso principalmente per hires, consiglierei questo, che è la mia scelta.
Se si cercasse un’alternativa ottico-meccanica nettamente superiore al C14 su EQ6,
anche solo per l’imaging, proporrei il modello da 15” su tavola equatoriale a due assi. (anche se attualmente i prezzi di lancio non ci sono più).
Per chi non volesse rinunciare alla montatura classica e volesse uno strumento garantito, preciso e di sicura qualità, il massimo sarebbe Northek-Bellincioni.
Conclusione? Viva il dobson...Speriamo bene
Se son stelle brilleranno...e i pianeti pure
Ciao,
Pietro