Il titolo non è un errore: mi piace infatti interpretare l'imaging in alta risoluzione come un concetto relativo piuttosto che assoluto, nel senso di cercare di ottenere il massimo in termini di potere risolutivo con qualunque telescopio si ha a disposizione.
Così, il seeing benevolo, ma non troppo, di sabato 15 gennaio scorso e l'altissima luna gibbosa invernale mi hanno invogliato a tirare fuori il "piccoletto" da 8 pollici, lasciando il fratello maggiore da 12" a riposo nel borsone.
Tutte le riprese sono state effettuate con il filtro R Astronomik e la camera ASI183MM, i cui piccoli pixel da 2,4 micron mi hanno permesso di riprendere al fuoco diretto ossia senza Barlow.
Come ho detto altrove, lo strumento lavora intorno ai 185 mm di apertura, per via di un secondario leggermente sottodimensionato.
Inizio con Kepler:
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la cui grande e brillante raggiera, estesa 300 km, ne testimoniano la giovane età (meno di 1 miliardo d'anni). Kepler è raggiunto da uno dei raggi di Tycho: così Riccioli volle probabilmente ricordare, nella sua nomenclatura, il debito del primo nei confronti delle accurate osservazioni del secondo.
A seguire Gassendi e il suo sistema di rimae:
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in cui si percepiscono anche quelle secondarie, larghe intorno a 0,4".
Mons Rümker, qui piuttosto vicino al terminatore, e la sua superficie butterata da circa 20 domi:
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Non poteva mancare come test per la risoluzione il "plateau" di Plato, giochi di parole a parte:
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che mostra i 4 crateri principali, di diametro intorno al secondo d'arco abbondante (~2 km) e diversi craterini più piccoli non risolti, che appaiono come spot brillanti.
Piuttosto lontana dal terminatore, e per questo poco contrastata, ecco infine la Rupes Recta (a sinistra) e il cratere Birt (con la sua rima, a destra):
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i-5x6kW9S-L.jpg [ 136.08 KiB | Osservato 1704 volte ]
La Rupe era pressoché invisibile in visuale.