Ciao a tutti,
ho finalmente terminato un lavoro di "studio" che mi ha portato via parecchio tempo.
Grazie al testo "Craters of the Near Side of the Moon" e a Virtual Moon Atlas, sono riuscito a dare un approfondimento che questa ripresa meritava.
Posso affermare che questa zona mi era praticamente sconosciuta prima di questa ripresa.
Dopo avergli dato un'occhiata in fase di stacking, devo dire di essermene innamorato.
Allego qui il testo degli "appunti ad alta voce" che ho trascritto mentre analizzavo la zona.
Rimango convinto che ci sia ancora molto da approfondire.
Auguro una buona lettura a chi avrà la pazienza di continuare

(e se avete qualche informazione da aggiungere, dite pure!!!)
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Nella notte tra il 9 e il 10 ottobre 2020 ho avuto la fortuna di avere una buona finestra di cielo sereno unita a un seeing discreto.
Il nostro satellite naturale era alto soltanto 27° dall’orizzonte locale e, nonostante questo, son risuscito a ottenere buone immagini delle zone più significative di questa colongitudine.
In questo quadro lunare riporto porzioni lunari di notevole interesse.
La zona segna il confine settentrionale del Mare Nubium con quello meridionale del Mare Insularum.
E’ caratterizzata da un’importante lavoro di ejecta del periodo imbriano.
La zona cardine, rappresentata in questa immagine al centro del frame, vede la presenza di quattro crateri quasi sommersi dall’attività lavica, ciascuno dei quali denota particolarità interessanti.
Trattasi del grande Fra Mauro (96km), di Parry (47km), del fantasma Bonpland (59km), e di Guericke (60km).
E’ da Fra Mauro che vengono i 45kg di materiale lunare recuperato in occasione della missione Apollo 14. Grazie a questi, siamo riusciti a datarne l’impatto avvenuto circa 3.9 miliardi di anni fa.
Il fondo di Fra Mauro è profondo soltanto 800 metri rispetto alle sue pareti parzialmente cancellate dall’ejecta di lava. E totalmente nella sua parte orientale.
Nella sua zona centrale, invece, viene attraversato da un sistema di tre rimae. Una di queste prosegue verso Bonpland mentre l’altra sfocia in Parry, da cui tale sistema di rimae prende il nome.
E il fatto che le rimae stesse taglino le pendici dei crateri svela la loro età, più giovane dei crateri stessi.
Parry E, craterino sul bordo occidentale, interrompe la rima. Parry E, quindi, è senza dubbio più giovane della stessa rima.
Se di Parry è evidente il circo rimanente del cratere, non si può dire lo stesso di Bonpland, il cratere immediatamente adiacente a ovest. Nella parte meridionale, infatti, Bonpland viene per la maggior parte prima immerso dalla lava e bombardato poi da almeno 23 craterini.
A est di Parry sono evidenti ancora rovine di altri crateri. Quello a lui adiacente è Parry M che mostra solo le pareti est e ovest.
Fuori dal teatrino di quelli intenti a giocare a nascondino sotto la lava, rimane fuori, e bello in vista, il cratere Tolansky, largo 13km i cui confini perfettamente circolari sono interrotti soltanto da un piccolissimo impatto sul bordo esterno della parete occidentale di questo cratere. Questa lacuna è ben visibile anche sull’ombra proiettata sul fondo del cratere nella mia immagine.
Chiude il quartetto, forse, il più scenografico di tutti: Guericke con le sue continue frastagliature ospita al suo interno (nella zona a nord-ovest) un piccolo domo abbastanza aguzzo. E anche al suo esterno, ancora a nord-ovest, è ben visibile un altro domo, stavolta caratterizzato da una zona con albedo minore rispetto agli immediati dintorni lunari.
Se la zona attorno a Guericke è tanto piena di irregolarità spalmate sulla lava, quella visibile nella parte superiore della mia immagine regala ancor più stupore.
Il sistema di picchi montuosi subito a nord di Fra Mauro, infatti, è mozzafiato. Qui è visibile Fra Mauro Eta, una montagna che si estende per 20km di larghezza in direzione nord-sud.
Proseguendo verso i margini della fotografia, verso est (e appena a sud) è visibile un altro domo che Virtual Moon Atlas non riporta.
Si tratta di Lalande H 1.
Per chiudere, anche la zona meridionale dell’immagine non è da meno in fatto di interesse. Opelt e Opelt 1 sono fratellastri legati soltanto dal cognome. Infatti, se uno è un cratere fantasma, l’altro è riportato da Virtual Moon Atlas come un domo ma che, in realtà, dovrebbe essere una zona di 57km collegata a una elevata passata attività vulcanica.
Chiude il treno delle formazioni Gould, ultimo residuo bellico anch’egli travolto da lava.