andreaconsole ha scritto:
<<Visto che non la pratico, bazzico qui solo per farmi volere male

Stavo pensando che, con i rapporti focali tipici dell'hiRes, trovare il punto di fuoco ideale non debba poi essere così difficile.
Il formulario lo conferma (4mm di tolleranza a f/30):
http://andreaconsole.altervista.org/ind ... ormula#CFZ
Ok, con il seeing che balla e tutto che trema può anche essere un po' fastidioso, però in fin dei conti è difficile sbagliare, giusto?>>
Vedo due argomenti:
-in generale la facilità di fare hig-res;
-più specificamente, la facilità di mettere a fuoco.
Nella mia esperienza, a conferma dei dati tecnici forniti dalla Intes Micro, la posizione di fuoco del mio Rumak varia per i tre colori fondamentali, perciò le messe a fuoco sono 3. Suppongo ciò sia imputabile all'elemento rifrattivo (il grosso menisco).
Può anche darsi che le lastre Schimdt introducano una simile aberrazione, facendo pensare che certi filtri parafocali non siano tali.
La profondità di fuoco del mio F/15 è sub millimetrica.
Lo porto intorno a F/27...34 con questa sequenza:
fuocheggiatore (aggiuntivo, cinese e pesante) Crayford con motorizzazione;
Powermate 2,5x(frequentemente);
ruota porta filtri;
sensore.
Ottimizzo la messa a fuoco al meglio, ma è difficile parlare di fuoco perfetto: c'è un lavoro di ore a monitor, con occhio vigile, dita sui pulsanti, valutazioni...e con Giove due cambiamenti di messa a fuoco in tempi brevi!
Personalmente ritengo imperfette molte delle mie messe a fuoco nel corso della notte, altre sono invece molto buone e allora riprendo.
Tra le riprese fatte alcune hanno un fuoco migliore.
Anche con seeing non molto buono, se si è obiettivi e si ha occhio allenato, si notano differenze con piccoli spostamenti della manopola del fuoco micrometrico (1:10).
Più in generale nell'imaging planetario si parla di collimazione, parametri del sensore, elaborazione...tante variabili quindi.
Facile o difficile?.... dipende da dove si vuole arrivare.
Un tennista potrebbe sembrare che faccia cose più complicate di un corridore...perchè corre lo stesso e in più muove la racchetta ecc.
Tu sai correre facilmente? Sì? Bravo

Ma prova a star dietro a un atleta!
Così, in qualsiasi campo, volendo portare le cose al limite, ci si crea difficoltà maggiori...per raggiungere traguardi maggiori.
Anche la semplice e naturale corsa può essere analizzata, modificata, allenata e perfezionata, badando a molte variabili normalmente non valutate.
Per il deep basta una montatura equatoriale tipo HEQ5 e una fotocamerina? E perchè no?
L'accesso al deep è facile per il principiante ... con tre minuti di esposizione a 800 iso e un'ottica da 50 mm...
Il risultato? Scarso!
Insomma, stare sul facile, anche dopo anni di esperienza, significa non migliorarsi.
Il miglioramento e la qualità implicano studio, pratica, sperimentazione...ricerca dei limiti.
Ciao,
Pietro