Buongiorno e buona Pasqua a tutti! Settimana scorsa ho avuto un po' di tempo per dar seguito a un'idea che mi frulla nella testa da parecchio. Da quando ho iniziato, nel 2009, ad avventurarmi nella ripresa dei pianeti con i miei modestissimi mezzi ho sempre usato una tecnica tutta mia: utilizzare l'obiettivo della webcam (una Hercules Classic Silver, credo sia ancora in produzione) come oculare da proiezione per sfruttare il filtro taglia IR incorporato in esso. La messa a fuoco nelle normali condizioni di lavoro della camera avviene proprio svitando l'obiettivo: data la sua focale ridottissima e l'escursione molto ampia accade che, se lo si svita a fine corsa, si mette a fuoco a distanza di pochi mm ingrandendo fortemente gli oggetti. In soldoni, più o meno quello che accade all'immagine telescopica con la tenica della proiezione oculare: e i primi esperimenti dell'estate 2009, inserendo nel fuocheggiatore del sessantino la camera con l'obiettivo svitato al massimo, consentivano già di cogliere le bande principali di Giove e la Macchia Rossa, con una focale equivalente appena inferiore a quella nativa.
Negli anni ho utilizzato la barlow che mi sono costruito con il doppietto divergente "ex-Star Observer", ricorderete quell'arnese che veniva pubblicizzato e venduto in edicola anni fa... così ho potuto aumentare la scala dell'immagine.
In questi giorni ho pensato, al di là dell'uso della barlow, di trovare un modo per incrementare la distanza dell'obiettivo della camera dal sensore, anche oltre quanto consentito dalla massima escursione. Il risultato, in esploso, è nell'immagine qui sotto.
Da sinistra a destra:
- un piccolo tubetto di cartoncino, in cui è incastrato a filo un tubetto di diametro minore
- l'obiettivo estratto dalla camera
- l'adattatore per il portaoculari, in cartoncino rinforzato con lamiera di rame
- il corpo della webcam Hercules
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Seconda foto: la camera inserita nell'adattatore
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Terza foto: l'obiettivo inserito nel cilindretto di cartone. Il fronte dell'obiettivo va in battuta sul cilindro più stretto incastrato all'interno
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Quarta foto: il cilindretto che fa da sede all'obiettivo è spinto in battuta sul corpo della webcam, dentro l'adattatore. In questa posizione l'obiettivo è appena oltre la massima escursione consentita dalla messa a fuoco a vite nella sede sulla webcam.
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Quinta foto: il cilindretto contenente l'obiettivo può essere estratto così da variarne la distanza dal sensore. Prove empiriche e misure sulle immagini di un target terrestre adatto mi hanno permesso di fissare una rozza scala dell'amplificazione risultante rispetto alla focale nativa del sistema ottico a cui applicare l'aggeggio. Si va da circa 1.2 a 3.6/4.0 che, insieme alla possibilità del fuoco diretto o con barlow, permette una discreta varietà che dovrebbe essere adatta alle varie situazioni di ripresa dei pianeti maggiori.
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Sesta immagine: il tutto inserito nel fuocheggiatore del 114/1000, al cui pignone ho applicato un rozzo ma efficace sistema di demoltiplica (son stufo di mettere a fuoco a F/4...). L'accrocco ha un ingombro davvero minimo ed è leggerissimo: i cilindretti di cartoncino, inoltre, permettono una buona solidità e tenuta della collimazione viste anche le dimensioni e i pesi minimi. Una delle ragioni di questo tentativo è proprio il voler eliminare il lungo tubo della barlow, alle volte fonte di inclinazioni indebite del tubo di messa a fuoco del 114 (che non è certo una roccia...).
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Ma cosa si può ottenere in questo modo?