Fede67 ha scritto:
Io non ho ben capito il vero scopo del "secondo giro" di viti di collimazione nelle celle dei Newton:
per registrare la cella si deve agire su tre viti, che normalmente hanno "sotto" anche una molla, e vanno a filettarsi nella cella stessa.
Fin qui tutto bene.
Ma le altre tre viti?
Io per regolare la mia cella devo per forza mollarle, poichè se non le mollo le tre con la molla non si muovono nemmeno.
Poi, quando ho collimato, le stringo.
Stringendole troppo vado fuori collimazione, stringendole poco si "mollano subito".
Ma allora a che servono? Solo a "bloccare" il tutto?
O è la mia cella che fa schifo?
Su telescopi di grande apertura ho visto che spesso ci sono solo le tre viti di collimazione.
Quasi quasi "elimino" le tre in più, dato che averle o meno non mi cambia nulla...
Non ho capito bene come è la tua cella. Comunque un punto bisogna affermarlo: mettere delle viti che si "caricano" con delle molle che spingono sulla base della piastra porta specchio, è un sistema semplice, economico e sbagliato. >Nessun strumento di qualità deve usare questo metodo. Le forze delle molle (ovviamente sono sempre molle da pochi centesimi) non rispettano un diagramma con una curva perfettamente regolare, ma molto discontinua. L'applicazione di molle puo' avvenire solo ed esclusivamente con pezzi costruiti e calcolati ad hoc.
Avvitando una vite si carica la molla, la quale di conseguenza scarica forza sul piatto porta specchio, non si sottovaluti questo aspetto. La non perfetta planarità dei tre perni, rispetto al piano ottico, aggrava la situazione del piano meccanico, che piaccia o no si deforma, con buona pace delle correzioni ottiche che andiamo cercando. Si consideri che i tre perni agiscono essendo fissati in modo perpendicolare al proprio asse, privi di adeguati meccanismi basculanti; caricando o scaricando una molla l'asse centrale del perno diventa sghembo da qui l'impossibilità di ottenere un movimento regolare e fluido e un incremento della deformazione del piano meccanico. L'impossibilità che hai nel regolare in modo fluido e preciso la cella è dovuta anche a questi fattori, non ultima anche una pessima progettazione meccanica del supporto (che ha obbligato il costruttore a usare molle a carico troppo elevato).
In passato, su un vecchio newton Urania (strumento molto amatoriale come concezione e progettazione), ho avuto i medesimi problemi che non sono mai riuscito a risolvere, se non buttando nel cassonetto la cella.
Ho visto diversi trucchetti per ovviare al problema dello scarico di forze sul piano meccanico delle ottiche, purtroppo pero' -- a parte grandi strumenti professionali - il risultato non è stato raggiunto in modo adeguato sia perchè il progettista non ha capito dove sta il problema, sia perchè realizzare un siffatto aggeggio costa molto e il mercato non accetta in buona misura questi costi.
Ho ragionato molto sulla questione, ho fatto prove e tentativi, credo a breve di iniziare il montaggio di un prototipo di cella non semplice ma neanche complicata, sicuramente non economica, ma che scavalca completamente le problematiche che tu esponi, e soprattutto che permette alle ottiche di lavorare industurbate da forze esterne.
Questa la mia poca esperienza. Altri hanno suggerimenti?
ciao
max