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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Canon raffreddata
MessaggioInviato: domenica 22 febbraio 2009, 20:53 
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Iscritto il: martedì 2 maggio 2006, 19:01
Messaggi: 182
Località: Pescara
Tipo di Astrofilo: Visualista e Fotografo
Anch'io insieme al mio gruppo sto pensando di raffreddare la Canon, e proprio oggi parlavamo delle possibili vibrazioni che può indurre la ventola. Così avrei pensato di mettere una specie di interruttore che spenga la ventola solo per il tempo necessario alla foto, che nel mio caso non dovrebbe superare ì 3-4 minuti avendo il tele aperto a f4,5.Ovviamente il tutto andrebbe testato accuratamente per verificare che nel frattempo la temperatura non si alzi troppo, ma magari questa soluzione sarebbe inutile se si verificasse che la ventola in realtà non produce affatto vibrazioni.
Ciao,
Nicola


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Canon raffreddata
MessaggioInviato: lunedì 23 febbraio 2009, 11:32 
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Iscritto il: mercoledì 8 novembre 2006, 12:24
Messaggi: 638
Località: Castano Primo (MI)
Tipo di Astrofilo: Visualista e Fotografo
NG ha scritto:
....
Così avrei pensato di mettere una specie di interruttore che spenga la ventola solo per il tempo necessario alla foto, che nel mio caso non dovrebbe superare ì 3-4 minuti avendo il tele aperto a f4,5.Ovviamente il tutto andrebbe testato accuratamente per verificare che nel frattempo la temperatura non si alzi troppo,
.....

Io sinceramente te lo sconsiglio e non perderei troppo tempo.
Il lato caldo della cella di Peltier è MOLTO caldo e appena spegni la ventola surriscalda anche il lato freddo.
I dissipatori con ventola incorporata sono ben bilanciati e hanno poca vibrazione.


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Canon raffreddata
MessaggioInviato: mercoledì 4 marzo 2009, 12:51 
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Iscritto il: giovedì 12 ottobre 2006, 9:32
Messaggi: 4314
Località: Veneto
Tipo di Astrofilo: Fotografo
Scusate, dove posso trovare il lamierino di alluminio da piegare per fare la scatola, al BricoIo che hanno di tutto non si trova, altri suggerimenti ??? E per la parte isolante ???

Grazie per qualsiasi suggerimento.

P.S. Alessando perchè non fai una paginetta web tipo quella di cui ghionis... grazie

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Carlo Martinelli - IW3GIK

Osservatorio: StarNavigator Astronomical Observatory (Masi-PD)
Montatura GM2000 QCI 10 Micron Comec Tec.;
Telescopi: Meade LXD55 S/N 1016/254 Schmidt/Newton F4; Takahashi FS102 820/102 F8 612/F6; Takahashi FS60C 355/60/ f5.9 - 264/F4.4; TS 60/228 F3.8; Celestron C11 Carbon 2800/F10 1764/F6.3; OTA MTO 1000/100 F10 SkyQualityMeter: SQM-L / SQM-LE Wheather: AAG-CloudWatcher LaCross WS55 SkyCam: AllSkyCam-MoonGlow Tec. Observatory Automation System :Voyager / Viking


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Canon raffreddata
MessaggioInviato: mercoledì 4 marzo 2009, 15:07 
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Iscritto il: mercoledì 8 novembre 2006, 12:24
Messaggi: 638
Località: Castano Primo (MI)
Tipo di Astrofilo: Visualista e Fotografo
Io il lamierino l'ho preso in un negozio di modellistica:
Movo di Milano (www.Movo.it).
Per l'isolante sono andato da un rivenditore di materiali edili e gli ho chiesto il Polistirene espanso-estruso, mi pare che sia sui 3 cm come spessore (esistono anche 2 e 5 cm). Un pannello da mezzo metro quadrato costa sui 4 euro.
Metterle su Flickr costa molto meno di tempo e fatica, sorry ma un vero e proprio sito non c'è lo più per la cronica mancanza di tempo.
Non mi sembra però così malaccio su Flickr:
http://www.flickr.com/photos/agambaros/ ... 76/detail/
Ciao

Ale


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Canon raffreddata
MessaggioInviato: giovedì 5 marzo 2009, 8:49 
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Iscritto il: giovedì 12 ottobre 2006, 9:32
Messaggi: 4314
Località: Veneto
Tipo di Astrofilo: Fotografo
Certo non è male su Fliker, solo era avere dei commenti in più, ma va bene anche cosi', basta ricordarsi il link.

Grazie per le info, ci si risente appena sono riuscito a preparare il tutto, intanto il freddo aiuta gli audaci.

A presto.

Carlo

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Carlo Martinelli - IW3GIK

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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Canon raffreddata
MessaggioInviato: giovedì 5 marzo 2009, 13:15 
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Iscritto il: martedì 8 maggio 2007, 11:52
Messaggi: 2860
Località: Mola di Bari
Tipo di Astrofilo: Fotografo
ho intrapreso anch'io questo progetto, e visto che per alimentare la cella di peltier, mi è stato consigliato un alimentatori per computer..ho pensato di pendere dal computer anche il case ..secondo voi sono scelte fattibili? oppure è troppo spesso il lamierino del case? e per la parte elettrica potreste darmi qualche consigli su come alimentare il tutto?

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Luciano Nicola Scaramuzzi

C'è chi ama osservare gli oggetti celesti e chi invece gli anelli di diffrazione, ma tutte le passioni sono legittime..[cit Marcopie]

Il mio blog: http://astrolucius.wordpress.com/


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Canon raffreddata
MessaggioInviato: giovedì 2 aprile 2009, 18:21 
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Iscritto il: martedì 31 marzo 2009, 18:13
Messaggi: 43
Intervengo anch'io in questa discussione perché da tempo mi sto interessando al problema del raffreddamento dei sensori delle fotocamere digitali. Avrei a riguardo dei suggerimenti da sottoporre alla vostra attenzione.
La soluzione adottata dall'astrofilo americano, per quanto possa apparire funzionale, mi lascia parecchio perplesso, per vari motivi. Fondamentalmente non mi sembra opportuno raffreddare l'intera fotocamera, che ha una superficie di circa 300 cm², quando quello che realmente occorre raffreddare è solo un integrato di circa 3 cm². Ho pensato, quindi a delle possibili soluzioni alternative.
Non avendo mai smontato integralmente una Canon non ho realmente idea di quanto spazio resta a disposizione per integrare un dispositivo di raffreddamento all'interno della fotocamera, tuttavia ho pensato a delle possibili soluzioni che prevedono un'occupazione estremamente ridotta (o nulla) di volume.
Scartando a priori l'idea di inserire una cella peltier tra il display e il sensore CMOS, sia perché non c'è spazio sufficiente, sia perché occorrerebbe poi dissipare comunque il calore che si va a sottrarre, l'unica soluzione possibile, a mio avviso è sottrarre il calore dal sensore CMOS utilizzando un fluido termoconvettore.
Una possibile soluzione sarebbe simile a quella adottata da alcuni smanettoni dell'overclocking delle CPU, ovvero far circolare un liquido (per le CPU normalmente si usa acqua, nel nostro caso forse converrebbe usare alcool etilico, o isopropilico, che in caso di perdite evaporerebbe subito) in una sottile scatoletta ermetica di rame (che può o meno contenere un "labirinto" a serpentina per aumentare la turbolenza del fluido e quindi la portata termica del sistema). Il fluido andrebbe fatto circolare con una pompa da acquario, e raffreddato in un punto conveniente solidale col telescopio, o con una cella Peltier, usando un altro scambiatore di calore di rame come quello appena descritto, oppure, senza usare celle Peltier, gettando e riprelevando il liquido da una borsa termica contenente una "carica fredda" (ghiaccio) in quantità sufficiente da mantenere per alcune ore la temperatura del liquido intorno a 0° C.
Un'altra possibile soluzione che permetterebbe di risparmiare la pompa e quindi annullerebbe qualsiasi possibilità di vibrazione, sarebbe realizzare un "heat pipe" contenente un fluido che evapori intorno a 0° C, o comunque intorno alla temperatura a cui vogliamo far funzionare il sensore della fotocamera. Un buon candidato sarebbe il gas butano (il comune gas degli accendini), anche in virtù della facile reperibilità e del fatto che, a pressione atmosferica, bolle a -0,4° C, quindi aumentando leggermente la pressione dello "heat pipe" si può avere allo scambiatore di rame temperature di qualche grado sotto lo zero.
Lo heat pipe andrebbe raffreddato al di sotto del punto di evaporazione del butano con uno dei sistemi già descritti, o borsa termica con ghiaccio di acqua salata, o cella peltier. In tal modo si creerebbe (descrivo brevemente il principio dello heat pipe) una circolazione continua di fluido tra il "condensatore" (la parte raffreddata dello heat pipe) e l'"evaporatore" (la parte da raffreddare, nel nostro caso il sensore della fotocamera). Il calore latente di evaporazione del butano è piuttosto elevato, pertanto basterebbe un flusso di 10 milligrammi al secondo di fluido per sottrarre circa 4 watt di calore dalla nostra fotocamera, in tal modo le dimensioni dello heat pipe possono essere estremamente ridotte, visto che stiamo parlando di pochi centimetri cubi di gas al secondo.
L'"evaporatore", da immaginare come un largo tubo schiacciato, di spessore intorno al millimetro, realizzato in lamierino di ottone o rame da 1 o 2 decimi, andrebbe poi inserito al posto dello schermo metallico che sta sul retro del sensore delle Canon, e fungerebbe quindi anche da schermo elettromagnetico, opportunamente collegato alla massa elettrica del circuito, così come lo schermo originario, che verrà rimosso, e accoppiato termicamente al circuito stampato tramite un sottile foglio di gomma siliconica termoconduttiva.

Un'altra possibilità, invece, sarebbe soffiare aria fredda e secca direttamente sulla parte anteriore del sensore, dal lato in cui si innestano gli obbiettivi. Sorgono, però, innumerevoli dubbi sulla possibile efficacia di questo sistema, ne cito solo un paio.
1) La conducibilità termica del "wafer" costituito da vibratore antipolvere, filtro antialiasing, e finestra trasparente del CMOS, ed eventuale filtro IR o suo sostituto Baader, potrebbe essere tale da rendere scarsa l'efficienza del "raffreddamento frontale", visto che il chip è, dall'altro lato, riscaldato da tutto il dorso della fotocamera, e a tale superficie benissimo collegato sia elettricamente, che, quindi, anche termicamente, per via delle connessioni metalliche tra chip del sensore, piedini dell'integrato, e circuito stampato su cui è saldato.
2) La capacità termica dell'aria è dell'ordine di 1 J/g per Kelvin, ma un grammo d'aria è circa un litro, quindi per avere un raffreddamento sufficiente, o si abbassa drasticamente la temperatura dell'aria (con evidenti rischi di formazione di brina), o si aumenta la portata del flusso d'aria, cosa difficile da immaginare in uno spazio ristretto come l'"anticamera" di una Canon.


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Canon raffreddata
MessaggioInviato: giovedì 2 aprile 2009, 20:39 
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Iscritto il: martedì 8 maggio 2007, 11:52
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Località: Mola di Bari
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Soluzioni molto originali..non posso esprimere opinioni in merito alle prime due, in quanto non ho le conoscenze tecniche per farlo, però credo che possano funzionare, visto che una soluzione simile è quella di applicare una linguetta di rame alle spalle del sensore, e portare la linguetta fuori dalla macchina fotografica, dopodichè applicare all'esterno una cella di peltier, quindi il principio di funzionamento è lo stesso..
Però ti posso dire con certezza che l'ultimo metodo sicuramente non è applicabile, anche perchè andresti a portare una turbolenza davanti al sensore..penso che basti già quella atmosferica!!!

Io più che altro ho un altro dubbio..perchè si è detto che non si può usare la scatola esterna di plastica?
Praticamente farei sporgere la cella di peltier all'interno della scatola e gli applicherei un dissipatore con ventola sia all'interno che all'esterno..e poi ovviamente tutto coibentato..a cosa serve avere la scatola in metallo? La plastica agirebbe già da primo strato isolante..

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Luciano Nicola Scaramuzzi

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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Canon raffreddata
MessaggioInviato: giovedì 2 aprile 2009, 22:30 
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Iscritto il: mercoledì 2 gennaio 2008, 1:37
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La soluzione della scatola raffreddata secondo me è fatta proprio per non intervenire pesantemente e invasivamente sul corpo macchina, altrimenti si partirebbe già con l'aprire il dorso, cercare di applicare il dito freddo e poi raffreddare il dito freddo con la peltier. Rimarrebbe però forse il problema del ghiaccio o condensa sul dito freddo esposto all'umidità esterna. In questo modo senza essere invasivi sulla macchina la si può togliere e rimettere facilmente nella box e utilizzarla anche di giorno o per i classici usi fotografici generici, senza immolarla all'altare dell'astrofotografia.
La soluzione della cooled box invece isola l'ambiente interno da quello esterno così con del semplice silicagel o equivalente agente essicante (Cloruro di calcio dovrebbe andar bene, ne dovrei riuscire a recuperare parecchio in laboratorio all'università) si evita la condensa della poca umidità rimasta nell'aria della piccola camera chiusa.
Quanto al materiale della scatola, una scatola di alluminio isolata dall'esterno forse permette una più uniforme distribuzione del freddo nella camera, ma maggiore inerzia termica data dalla massa dell'alluminio, mentre quella plastica dovrebbe riuscire a isolare direttamente senza l'uso del polistirene (forse). Il problema è che a livello casalingo penso che nessuno sia in grado di estrudere della plastica o dargli la forma necessaria alla scatola secondo le varie necessità, e quindi si dovrebbe cercare in giro una scatola plastica adatta (da adattare); rimane molto più semplice prendere un laminato d'alluminio da mezzo millimetro e quindi piegarlo secondo le nostre misure per poi rivettarlo e/o incollarlo e metterci uno straterello isolante di polistirene.
Domani comunque missà che vado a comprare il frigo portatile così gli estirpo la peltier e parto con la costruzione :lol: .

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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Canon raffreddata
MessaggioInviato: giovedì 2 aprile 2009, 23:51 
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Iscritto il: martedì 31 marzo 2009, 18:13
Messaggi: 43
L'idea di usare un heat pipe piuttosto che un "dito freddo" è nata dalla necessità di trasferire efficacemente il calore all'esterno della fotocamera occupando il minor spazio possibile. Infatti il calore trasferito è molto superiore in un heat pipe che in un conduttore termico di pari ingombro, in quanto nell'heat pipe il calore viene sottratto grazie a un cambio di stato da liquido a vapore e successivo spostamento del fluido ad alta velocità attraverso il condotto (convezione), mentre in un dito freddo il calore viene trasferito in modo molto meno efficace (per conduzione).

Da Wikipedia:

L'heat pipe è molto efficiente nel trasferire calore, molto più di un condotto di rame pieno con la stessa sezione. Sono stati registrati flussi di calore maggiori di 230 MW/m² (quasi 4 volte il flusso di calore che passa dalla superficie del Sole).

Una volta incorporato "mezzo" heat pipe nella fotocamera, si può richiudere la stessa e, quando servirà per uso astronomico, collegare con un innesto a tenuta stagna l'altro mezzo heat pipe tramite tubi flessibili, e ricaricare di gas il circuito attraverso una piccola valvola, mentre un'altra valvola (di sfiato) inserita nel circuito permetterà la fuoriuscita dell'aria e la limitazione della pressione del gas.

I vantaggi di questo sistema rispetto a quello che prevede di raffreddare l'intera la fotocamera ponendo la Peltier e le relative ventole a diretto contatto col "frigobar" sarebbero:

1) Minore ingombro e (soprattutto) minore peso applicato al fuoco dello strumento.
2) Minore (anche di dieci volte) consumo di energia per mantenere la bassa temperatura del sensore.
3) Minore superficie raffreddata e di conseguenza minore rischio di pericolosa condensa sui circuiti elettrici della fotocamera.
4) Minore inerzia termica, vale a dire che il sensore raggiunge la temperatura di regime in un tempo molto più breve.
5) Assenza totale di vibrazioni.


Comunque, anche usando un heat pipe, sarebbe opportuno avvolgere l'intera fotocamera in un sacchetto o in un contenitore rigido di plastica in cui andranno posti dei sacchetti di silica gel, in modo da limitare quanto più possibile l'umidità relativa dell'aria all'interno della fotocamera.

Non sarebbe neanche una cattiva idea isolare pure lo spazio di fronte al sensore tramite un raccordo a T provvisto di vetro ottico, specialmente se il tubo dello strumento è aperto.


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