massimoboe ha scritto:
bè dello spessore del manufatto ovvio. Se poi intendi la tolleranza si arriva a 0,5 mm senza problemi.
Ciao,
non mi sono spiegato bene o non ho capito la tua risposta scusa. In generale, avendo uno stampo e un controstampo, il manufatto che si ottiene riproduce ESATTAMENTE la forma dello stampo? Non ci sono discostamenti, se pur minimi di forma?
questa tecnica è usata per produrre alcune lenti per occhiale, ma dubito che sia applicabile facilmente con criteri stringenti come in astronomia,
qualcuno sta pensando a questo, ma non credo avrà successo.....Per la tecnica di deposizione di polveri di cui sopra, a detta tua, si opera ad alta pressione a una certa temperatura? Lo strato o gli strati che si ottengono non presentano un certo grado di "porosità"? Non si fa uso di nessun materiale legante? Per quel che ne sai o immagini...
qui mi riferivo ovviamente alla tecnica della deposizione di polveri su fili continui (vetro, carbonio, oppure kevlar, dyneema, poliammide, ecc.), la deposizione avviene per via elettrostatica e con dei speciali processi di poliaddizione (tipo la floccatura - che è quella carta nera che mettete dentro i telescopi - solo in modo molto piu' sofisticato e controllato, ad esempio negli spessori, nelle uniformità, ecc.). Naturalmente devi capire che qui si entra in informazioni riservate industrialmente.
Dipende da come costruisci la cosa, puoi - a parità di supporto (es. un filo in carbonio), ottenere prestazioni molto diverse addizionando polveri diverse. La gamma è vastissima. Le prove che ho fatto io con alcuni composti non presentavano porosità...... ma era per una applicazione balistica.
Un'altra applicazione è quella ad esempio di applicare su di un filamento di dyneema (vai su internet e leggiti le caratteristiche di questo filo...), il cui costo è astronomico, un rivestimento in materiale a basso punto di fusione. Nomi molto blasonati nella veleria sportiva, depongono poi questo filato sul tessuto della vela, creando cosi' una specie di armatura, in fase di deposizione con un "phon" apposito si scioglie il rivestimento che incolla definitivamente il filato alla vela. Il risultato è di incrementare enormemente la resistenza del manufatto senza incrementarne sensibilimente il peso.
Ho fatto alcune prove con kevlar, con carbonio, con vetro. Devo dire che per specifiche applicazioni i risultati sono molto interessanti. In campo balistico - ad esempio - un particolare rivestimento dà al kevlar un maggior potere elastico, ed a parità di peso/protezione/calibro otterrai migliori risultati rispetto alla perforazione.
[b]Su questo argomento di più non si puo'.
ciao max
[/b]Ciao e scusa se mi approfitto un pò delle tue conoscenze,
Helio