diglit ha scritto:
sì, Massimo, ma io ai due americani ho fatto un certo discorsetto... e mi è stato fondamentalmente risposto che non sono in grado di realizzare i quantitativi supposti... (una supposta!) hihihi... dai... ma che imprenditori sono?!
Comunque sia finirò per archiviare del tutto, anche i miei amici interessati si sono smontati alla fine, e procedere come una formichina in attesa di avere tempo e risorse per un telescopione da piazzarsi in valle, dotarlo bene, e poi.-.. invitarvi! eheh.
Paolo
Bè Paolo non mi racconti nulla di nuovo. Però una cosa la devo dire.
I nostri artigiani, forse bravi, sono cosi' microscopici che non li considererei minimamente per una produzione anche in piccola serie, in piu' non è che sono dei ragazzini....... il problema fondamentale è che se ti appoggi in outsourcing esternamente con fornitori molto piccoli, diciamo zen tanto per fare un nome, il giorno che a questo signore viene la bronchite (speriamo di no) tu non ricevi più le forniture, e che fai?
Medesimo problema con alcuni produttori di ottiche americani che producono, ma come secondo lavoro, o per serie molto piccole. Non a caso in quel mercato anche le produzioni russe trovano ampio sbocco.
Diciamo che la situazione americana è la situazione italiana ingigantita.
Molti produttori di specchioni, pochi produttori di alta gamma ma che non ti sanno dare garanzie sui quantitativi, oppure sono fuori prezzo.
Nella mia attività, non astronomica, mi appoggio in outsourcing a 5 aziende esterne, ciascuna specializzata in una lavorazione, ci ho messo degli anni a trovarle, ad alcune ho persino acquistato i macchinari e glieli ho dati in comodato.
Ora: non si puo' pensare di produrre strumenti appoggiando esternamente tutte le produzioni e le forniture. Questo è uno dei motivi del non successo dei produttori italiani. Facciamo nomi: Astrotech, a prescindere sul prodotto bello o buono che sia, è in fondo un negozio di 140 mq. che appoggia esternamente ogni lavorazione, acquistando le ottiche dai vari produttori, e progettando in proprio i tubi. Il risultato: costi molto alti sul prodotto finito ecc.
Io credo, dopo venti anni di imprenditoria e lancio sul mercato di prodotti con il mio marchio, oppure prodotti realizzati con marchio di altri, di aver acquisito un minimo concetto di "industrializzazione" di un prodotto, che sia un telescopio o un bicchiere.
La prima regola è che non basta l'entusiasmo di pochi amici al grido di "uniamo le forze" (patetiche iniziative commerciali in italia spiegano il perchè leggendo i bilanci); la seconda regola è che se si vuol produrre un bicchiere occorre una competenza verticalizzata. Io produco alcune cose, tra queste elementi in composito ad esempio, ma nella mia azienda piccola io in ogni caso ho le competenze per dirigere e promuovere un progetto, delegando poi ai collaboratori interni le specificità. Ma sono collaboratori interni pagati, non amici. Chi promuove un progetto deve avere da una mano il portafogli, dall'altra una visione globalizzata delle vie da percorrere, contornata da tutte le conoscenze sufficientemente specifiche da saper indirizzare chi collabora (nel senso, ripeto, non dell'amico che ti contraddice in ogni momento, ma del dipendente che esegue - al meglio delle proprie competenze - il compito assegnato).
In altre parole piu' rozze direi che industrializzare vuol dire avere una azienda intesa come azeinda fisicamente esistente e strutturata per quel compito, con i giusti capitali e le giuste risorse umane. Questo è un punto chiave per essere ascoltati dai fornitori, dalle banche, dal mercato.
Fondamentalmente qui sta il gioco. Se vogliamo fare altri nomi, ad esempio 10 micron, azienda meccanica che ha iniziato a produrre montature. L'attività prevalente non è questa. Ovvio che la struttura esiste con tutti i suoi macchinari, il suo immobile, la parte finanziaria ecc., ma per loro è stato semplicemente introdurre un prodotto nuovo a quelli che già facevano per altri mercati. Poi una buona impostazione di marketing ha fatto il resto. Bellincioni Franco, idem con patate, anche se molto piu' piccolo, lui ha sempre fatto lavorazioni meccaniche per il settore tessile e nel tempo ha inserito nel suol lavoro la costruzione di montature, cosi' come per 10 micron non ci sono stati stravolgimenti ma solamente l'implentazione di un nuovo articolo.
Per le ottiche, se qualcuno vuole fare serie interessanti, ci sono solo due strade: o investe e si mette una linea di produzione interna comprensiva di macchinari e personale, o piglia l'aereo va a taiwan si cerca un produttore affidabile, posto che esista, e compera cifre importanti. Altre possibilità ci sono ma devono essere presentate con relazioni tra azienda ed azienda, bisogna essere dotati di fido commerciale adeguato per le assicurazioni crediti dei fornitori. Se molte porte ti sono state chiuse è anche e soprattutto per il fatto che l'impressione data - credo - sia quella di un gruppo di amici che si vuol mettere a fare telescopi. Non è questo l'approccio adeguato per ottenere delle risposte.
A volte mi capita di iniziare trattative lunghe ed estenuanti con alcuni fornitori, ma se solo uno dei parametri che ti ho dato sopra (storia dell'azienda, anzianità dell'azienda, fido commerciale, esposizione finanziaria, redditività, presidio del mercato, competenze interne, ecc.) non quadra ben difficilmente l'accordo si farà. La stessa cosa vale al contrario: se cerco un fornitore, anche se sono io che lo pago, prima ne assumo tutte le informazioni del caso, il fornitore è piu' importante del cliente se vuoi produrre, ed un fornitore in difficoltà finanziare o che lavora a spanne è un probabile fornitore di guai per la mia azienda.
Poi certo tutto è permesso se si vogliono produrre 10 pezzi all'anno, allora fai come altri: comperi da zen, marcon, orion ecc. Ma non mi pare sia questa la strada per auspicare una realtà europea contrapposta a quelle americane.
Scusa se ho scritto male, ma l'ho fatto in fretta, ci tenevo ad esporre un pensiero che secondo me -molti - dovrebbero leggersi ogni tanto.
Provare per credere........
ciao
max