Ciao Peter, mò so' cavoli tuoi!:-))))
Dalla mia esperienza mi sento di dirti che il più grande problema è quello di raggiungere una STABILITÀ ASSOLUTA di tutti gli elementi, di tutti i comparti e dell'intero strumento.
La stabilità "estrema" è la chiave di volta per la buona riuscita del progetto.
Tu puoi adottare tutte le soluzioni possibili ma se realizzate senza quel paradigma operativo diventano fallimentari anche se bellissime sulla carta!
Ogni piccola soluzione anche la più banale la devi sottoporre alla verifica severa del criterio di stabilità!
Io ho dovuto "demolire" il progetto Martini che prevedeva soluzioni interessanti me tutte all'insegna di una precarietà sconcertante. Martini, avendo pochissimi riferimenti in letteratura, ha realizzato uno strumento che poi sul campo ha manifestato tutte le sue pecche ma che lui non poteva ex ante prevedere. Tutti i problemi manifestati erano riconducibili ad una mancata STABILITÀ!
È impossibile mettere d'accordo 6 ottiche tra di loro in funzione binoculare se non si è assolutamente rigorosi e maniacali sul fronte della stabilità.
Scusa questa mia insistenza ma quando io chiesi consigli a Clive Milne
http://www.binoscope.co.nz/clive.htm, possessore di un Binodobson 20", lui mi avvertì che con un diametro così grande il problema sarebbe stato quello di trovare una sicura stabilità. Lì per lì non detti molta importanza a questo aspetto ma quando misi mano alle necessarie modifiche sul mio binodobson mi resi conto che il problema principale era proprio quello.
Le celle ad esempio le ho dovute concettualmente cambiare e trovare soluzioni diverse da quelle ordinarie dei singoli dobson. Per cui la soluzione migliore era quella di "obbligare" i singoli primari nelle loro sedi (con la sola possibilità di regolare i 3 punti flottanti dei rispettivi specchi) in modo da rendere "bloccati" gli assi x y, mantenendo così rigorosamente fissa la distanza orizzontale tra di loro.
Non solo. Nella maggior parte dei dobson per reggere meglio il primario nel movimento di elevazione è prevista una cinghia o di acciaio o di alluminio che "abbraccia" il bordo del primario per renderlo naturalmente più adagiato. Questa soluzione è assolutamente da evitare perché nel binodobson i due primari perderebbero per effetto di inevitabili oscillazioni la loro necessaria e "obbligata" distanza dai rispettivi centri che deve essere la stessa dai centri dei due secondari.
Si impone cioè una soluzione, così è stato nel mio caso, per cui in elevazione il singolo primario poggia nel bordo in un unico punto della base. In questo modo due misure vengono garantite stabili: la prima la distanza dai centri dei due primari (distanza in orizzontale), la seconda la base d'appoggio nel bordo di base dei due specchi garantisce la stessa misura in verticale (distanza in verticale).
Questo per dire alcuni dei tanti problemi affrontati.