Report osservativo con il Binodobson 24” presso Tivoli Southern Sky Guest Farm
La prima sera, quando il Binodobson è stato messo in campo, tutta l’attenzione era concentrata sulle parti ottiche ed elettroniche che dovevano essere testate e verificate prima di rendere completamente operativo lo strumento. Con mia grande sorpresa, montati i 6 specchi, era come se lo strumento non avesse subito alcun trasporto. Tutto era rimasto come lo avevo lasciato. Solo una leggera scollimazione corretta poi con un breve aggiustamento. Per la parte elettronica similmente non ci sono stati problemi. Una volta compiuto l’allineamento su due stelle, come sempre, il Binodobson era operativo. Prima di partire mi ero creato il problema se andando nell’altro emisfero avrei dovuto conseguentemente cambiare il moto degli assi in altezza e in azimuth. Ho sottoposto il problema a più amici astrofili. Poi considerate le discordanze dei pareri, il mio amico Franco Salvati molto intelligentemente ha mandato una e-mail alla ServoCat sottoponendogli il problema. Il quale è stato subito risolto. Nella e-mail di risposta si diceva che non bisognava invertire nessun moto. Soltanto si dovevano cambiare le coordinate del luogo, inserire l’ora del luogo e la Time Zone. Solo questo! In effetti avendo il Binodobson una montatura altazimutale e non equatoriale, pensandoci bene, non si doveva invertire nessun moto. Il primo oggetto che ho puntato proprio per verificare che tutto funzionasse bene è stato Omega Centauri che per tre quarti era fuori dal campo. Messolo subito al centro mi è apparso debordante e incontenibile, un’esplosione di stelle che occupavano quasi tutto il campo dei due Ethos 17 mm dai loro 100° apparenti! In quel momento ho vissuto una doppia emozione: la prima per il riuscito primo puntamento, la seconda per l’oggetto in se che veramente in binoculare è al di là di ogni immaginazione. Dopo pochi secondi ho dovuto cedere il passo a Reinhold che, incontenibile, salito qualche gradino di scala e messo gli occhi negli oculari, ha lanciato in falsetto quel “WOW” tipico dei giovanotti americani esultanti! Seguirono gli altri astrofili che ad uno ad uno salirono la scala e da lassù si sentivano esclamazioni incomprensibili miste di tedesco e inglese e chissà quale altra lingua!. Per me era una sinfonia di gioia. Avevo realizzato il sogno di portare il Binodobson 24” proprio alla Tivoli Farm in terra di Namibia tra i cieli migliori al mondo.
Poi dopo i dovuti festeggiamenti con champagne a cui parteciparono tutti gli atrofili della Farm, ho iniziato a cercare altri oggetti, sollecitato dalle varie richieste. Del viaggio precedente proprio alla Tivoli Farm nel 2008 mi era rimasta scolpita nella mia memoria la nebulosa della Carena che all’epoca osservai con un Dobson Obsession 20”. Mi aveva colpito enormemente sia per vastità che per conformazione, evidenziando un complesso nebulare dettagliato e altamente contrastato. Mi dicevo cosa poteva essere in binoculare quest’oggetto con due specchi da 60 cm!
La pulsantiera del ServoCat prevede un’opzione Tour a spirale per gli oggetti vasti. Ovvero si porta l’oggetto al centro degli oculari e avviato questo pulsante il Binodobson da solo e molto lentamente in automatico traccia un percorso a spirale che consente di osservare l’oggetto nella sua globalità. E’ una sensazione bellissima di “viaggio” che ho sperimentato più volte in oggetti come M 42, la Rosetta, La Velo, M 8 e altri oggetti. Ora di fronte alla nebulosa della Carena questa possibilità cadeva proprio a fagiolo! Montati i filtri nebulari OIII su i due oculari Ethos ho iniziato questo spettacolare e indicibile viaggio dentro questo sterminato complesso coadiuvandomi mentalmente con le tante bellissime immagini fotografiche del medesimo oggetto reperibili online. La prima sera per ovvi motivi non ho avuto mai quel momento tutto per me che fa calare misticamente dentro una completa interazione con l’oggetto osservato. Poi ad un certo punto è subentrata la stanchezza e il freddo si è fatto sentire (eravamo sui 3 gradi!) provocandomi un grosso raffreddore. Non mi ero adeguatamente coperto. Il giorno dopo ero mezzo influenzato con un’incipiente tosse che non mi ha abbandonato fino al giorno seguente quando l’amico atrofilo Thomas, cardiologo, mi ha dato un farmaco miracoloso da prendere prima di dormire. Il giorno seguente stavo molto meglio pronto ad affrontare la successiva serata osservativa con rinnovato entusiasmo. Le due serate in cui non stavo molto bene ho fatto poca osservazione con il Binodobson poiché non ero nella giusta condizione fisica. Così da seduto, con tanta fiacca in corpo ho scandagliato la Via Lattea nelle sue plaghe chiaroscurali con il mio straordinario binocolo Zeiss Victory SF 8x42 dal campo di ben 8,5° che mi ha dato la sensazione forte e vertiginosa di immersione nella scena. Non solo. Si avvertiva inoltre l’inganno della tridimensionalità dovuto alla presenza di stelle luminose come se fossero disposte in primo piano rispetto al manto stellare più attenuato dello sfondo. L’effetto era incredibile e avvolgente. Tanto avvolgente da farti sentire non separato ma parte in causa di questo paesaggio cosmico!
Il giorno che ripresi le forze sostenni una sessione osservativa al timone del Binodobson di ben 9 ore (per me un record!). Come una silente liturgia ritornai negli oggetti già osservati e mi inoltrai poi alla palpitante ricerca dei nuovi. Ma prima di tutto mi ero ripromesso in primissima serata, verso le ore 17.45 (appena cenato) di puntare lo strumento a mano libera sulla Grande nube di Magellano che era già molto bassa. Tanto bassa da mettermi seduto per terra! Lì dentro ho scrutato con gli OIII tutto un movimento di nebulose fortemente illuminate ma non ben definite. Tra queste ho riconosciuto la spettacolare Tarantola con i suoi filamenti. Era l’unico momento che si poteva osservare a Giugno! Poi ho virato lo strumento su M 83 che si presentava molto alta. Inseriti i due oculari Nagler 12 mm (216 ingrandimenti) mi apparve nella sua vastità con gli evidenti e contrastati bracci. Più il tempo passava più la visione binoculare restituiva nuovi particolari. Con gli stessi oculari sono passato alla vicina Centaurus A, galassia peculiare, tutta diafana e tenue spaccata al centro da un corridoio serpeggiante di polveri oscure forse il risultato di una collisione con un altra galassia. L’effetto binoculare è forte e suggestivo oltre che confortevole. Non solo. Ho avvertito con esso una sensazione ancor più evidente delle altre volte cioè quella del “galleggiamento” dell’oggetto inserito nel suo contesto circostante. Questo è ancora più avvertibile quando si passa a ingrandimenti inferiori e, intendiamoci, solo in visione binoculare. Nel mio elenco attendeva la grande galassia di taglio del Centauro, Ngc 4945 che negli Ethos 17 mm prendeva quasi tutto il campo. Bellissima, imponente, con evidenti dettagli lungo tutto il suo percorso. È stata una vera sorpresa! Per vastità la paragonerei alla galassia dello Scultore sebbene più dettagliata. Considerato che il Sagittario ad una certa ora passava proprio allo zenit, non potevo ignorare l’occasione di osservare quegli oggetti come M8, M20, M 22 poi M 17, M 16 che dalle nostre latitudini si presentano sempre bassi. E lo spettacolo è stato immenso! M 17 irriconoscibile! Il bel cigno si era trasformato in un grosso pesce piragna con la bocca spalancata e i denti in evidenza! Terribile mostro! M 20, la Trifida, appariva sempre uguale ma con più contrasto e definizione. Poi M 8 mai vista così spettacolare con il suo brillante ammasso a illuminarla ancora di più. All’interno si evidenziava netta una zona più luminosa la stessa fotografata dal telescopio spaziale Hubble ricca di colori e di fluttuazioni di gas e polveri. Mentre la Grande Nube di Magellano si abbassava coricandosi sull’orizzonte, la Piccola Nube si alzava e appena raggiunse i 25° la puntai con oculari filtrati da OIII onde scorgere meglio le regioni HII in essa presenti. Non distante dalla Piccola Nube quasi come un fedele satellite sberluccicava 47 Tucanae a occhio nudo! Fu il momento di puntarlo con il Binodobson. Ancora più di Omega Centauri, quest’oggetto ha dato subito l’impressione di essere un vero globulare anzi il signore dei globulari: al suo centro un nucleo enorme e densissimo che si risolve pian piano in un progressivo e forte sgranamento verso la periferia esterna ! È stata una visione mozzafiato e in binoculare si percepiva realmente la sua sfericità. Annovero tra gli oggetti a me familiari la bellissima Helix che questa volta era bella alta. Con i 22 mm Nagler filtrati in OIII veniva fuori un’imponente ciambellona “galleggiante”, come un salvagente in mezzo a quell’immenso oceano cosmico! Concludo dicendo che ho osservato pochi altri oggetti che tuttavia meriterebbero la giusta attenzione. Detesto le prove muscolari dei target. Per me soffermarsi una serata solo su 3-4 oggetti è già un grande obiettivo. L’osservazione va goduta come una fumata di pipa: intervallando!
_________________ …io questo ciel, che sì benigno Appare in vista, a salutar m'affaccio…
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